ispirato ad Amleto di William Shakespeare
a cura di Tonio De Nitto e Fabio Tinella
assistente Carmen Ines Tarantino
testo Fabrizio Tana
con Alessandra Cappello, Lara Capoccia, Anna Giorgia Capone, Nicola De Meo, Antonio Guadalupi, Silvia Lodi, Alessandro Rollo, Antonella Sabetta, Stefano Solombrino, Diomede Stabile, Fabrizio Tana, Carmen Ines Tarantino, Fabio Tinella
luci Davide Arsenio
costumi Lilian Indraccolo
scene Egle Calò
voiceover Lorenzo Paladini
musiche Paolo Coletta
sound designer Graziano Giannuzzi
produzione Factory Compagnia Transadriatica / Fondazione Sipario Toscana
con il supporto di Direzione Generale Spettacolo
un ringraziamento a Polo biblio-museale di Lecce, Comune di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese, Teatro comunale di Novoli, Teatro comunale Excelsior Carmelo Bene di Campi Salentina, Filippo Bubbico, Roberto Cazzato, Luca Pastore
La compagnia Factory, dedita al teatro sociale e nel cui staff artistico sono presenti anche persone con disabilità, presenta una partitura scritta dall’autore e attore con sindrome di Down, Fabrizio Tana, che qui ha riversato il suo vivere e vissuto, i suoi giorni e sogni, il suo amore e le sue ossessioni…
Scritto come un parto libero di pensieri raccolti per più di un anno – attraverso messaggi WhatsApp e lettere – il testo confonde persona e personaggio, inventando una grammatica speciale, essenziale ed esistenziale. Una drammaturgia infantile, adolescenziale e contorta, ma vivida, fresca, toccante.
– Mauro Marino, Spagine
.. De Nitto e Tinella mettono in gioco William Shakespeare seriamente. A modo loro. Creando il dissidio tra l’uno e tutti gli altri (la passione che Factory ha per i brutti anatroccoli), alternando una cattiveria fanciullesca (lo zio assassino in bicicletta) alla comicità più spinta (i becchini), mostrando attimi di tenerezza (Amleto quando poggia la testa sulla spalla di Ofelia), giocando con la follia recitata (il naso rosso da clown) e facendo risuonare un carillon, emblema dell’amore di De Nitto per le giostre e i ninnoli. Ma quel che davvero sorprende stavolta è la drammaturgia. Il testo di Fabrizio Tana è incredibile. Fatto di centinaia di messaggi WhatsApp, non è un adattamento ma un’adesione ricreativa che sfiora l’identificazione assoluta: Tana è Amleto e ne assume già in scrittura il punto di vista, gli umori, le spinte, la rabbia. Il risultato è un andamento linguistico che distorce e riplasma le frasi e le parole rivelandole.
– Alessandro Toppi, Hystrio n. IV 2023
… Abbiamo visto decine, innumerevoli Amleto. Non tutti memorabili. Ma Amleto è e resta il Teatro. E ci sono Amleto che colpiscono più di altri. È il caso di questo (H)amleto… Un grande salto, un’operazione non soltanto sociale ma culturale, di cambiamento radicale delle prospettive: far riscrivere il testo, la partitura dei dialoghi di Amleto, all’attore con sindrome di Down che lo interpreta, Fabrizio Tana, che qui ha riversato il suo vivere e vissuto, i suoi giorni e sogni, il suo amore e le sue ossessioni… Una drammaturgia sgrammaticata, infantile e adolescenziale, contorta e ridondante e traboccante di errori sintattici ma vivida, fresca, toccante, profonda e incisiva… è la mente affollata e disturbata del principe che si apre come vongola, come ostrica, come buco della serratura, come taglio di Lucio Fontana per sbirciarci dentro.
– Tommaso Chimenti, Cultura Commestibile
… Una materia creaturale che si manifesta nel buio di una scena densa di voci e di colori. […] Un testo straordinario, fatto di versi “dettati” dal protagonista Fabrizio-Amleto, «prima al cellulare poi elaborati in lettere e messi in ordine per tessere la drammaturgia». […] Non credo che Fabrizio abbia mai letto o ascoltato i versi e le letture di Mariangela Gualtieri, nella sua poesia c’è quella vibrazione, quell’invocare, lo stesso incedere, lo stesso inciampare, le stesse esitazioni, la stessa desolazione e la stessa speranza.
– Mauro Marino, Spagine