di Antoine Jaccoud
traduzione Colette Shammah
direzione artistica Andrée Ruth Shammah
regista assistente Benedetta Frigerio
con Pietro Micci
allestimento scenico Barbara Petrecca
musiche di Michele Tadini
produzione Teatro Franco Parenti
André Borlat è un uomo di mezza età. Trascorre le sue giornate filmando esposizioni di fiori e “masturbandosi un po’”, ma soprattutto scrivendo lettere al grande amore della sua vita: Lolò Ferrari, la donna con il secondo seno più grande del mondo, incrociata per caso sulle pagine patinate di alcune riviste specializzate.
Antoine Jaccoud regala al personaggio di Borlat un linguaggio spudorato, ma non scurrile. E André Borlat utilizza questa lingua, quasi fosse un bambino dinnanzi alle grandi domande sull’esistenza: perché siamo soli? Che cosa è la felicità? Perché fa tutto così male? Resisteremo fino alla fine? C’è una via d’uscita dalla miseria sessuale? E soprattutto e più volte: Che cos’è l’amore?
C’è il corpo gracile e nervoso del bravissimo Pietro Micci […] una pièce di puerile crudeltà e di amanti in contumacia, assenti, morti, o vivi solo nell’immaginazione folle del partner. Dopotutto, “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”.
Il Fatto Quotidiano
Un testo tenero, a tratti buffo, più spesso disperato di cui Pietro Micci con bella prova d’attore si fa carico con adesione, ma anche con piccoli gesti stranianti spie di una psicologia borderline, in una solitudine senza vie di uscite, amara e straziante fino alla fine.
Simona Spaventa – La Repubblica Milano
Pietro Micci, superbo interprete, si spoglia di ogni sovrastruttura e conduce il monologo
attraverso tutta la gamma delle emozioni umane, dalla rabbia alla tenerezza, dando vita ad una performane che è un piccolo capolavoro.
Silvana Costa – artalks.net
Splendido spettacolo di Andrée Ruth Shammah.
Elizabeth Gaeta – Brianza Più
La grande Anna Galiena torna sul palco del Parenti con un omaggio a Shakespeare. Un gioco di rimandi e seduzione in cui si fronteggiano gli opposti, maschio e femmina, che sono in ognuno di noi.
In scena l’ultimo attesissismo lavoro del duo artistico Scimone-Sframeli – già premio Ubu -, dove stati d’ansia, sofferenza e delusione si sciolgono in sorriso e ironia. Un piccolo gioiello teatrale di rara sapienza evocativa.
Cassandra di Carlo Cerciello interroga il voyeurismo dello spettatore di fronte al dolore. In scena una potente Ceclia Lupoli.
Elena Bucci e Marco Sgrosso raccontano le storie di quella moltitudine poetica e operosa che ha trascorso la vita dietro le quinte e sul palcoscenico: suggeritori, trovarobe, attori, guitti, capocomici, primedonne, cantattrici, attor giovani, portaceste e balie.