di, con e regia Ashkan Khatibi
scenografia Taher Nikkhah
costumi Delshad Marsous
traduzione dal persiano Michele Marelli
produzione Teatro Franco Parenti
Dopo l’uccisione di Mahsa Amini, si è distinto come una delle voci più vicine alle istanze popolari ostili alla Repubblica Islamica. Dopo essere stato arrestato e violentemente interrogato dall’intelligence iraniana, ha lasciato il suo paese, la famiglia e i suoi allievi. È arrivato in Italia e qui ha continuato la sua vita artistica.
Lui è una lettera aperta al mondo libero, un racconto di scrittori e artisti che vivono all’ombra della dittatura. È un grido per richiamare l’attenzione di coloro che non hanno mai conosciuto la censura e la repressione come parte inseparabile del loro corpo, della loro anima e della loro opera.