di Eschilo
traduzione Emanuele Severino
drammaturgia e regia Maurizio Schmidt
con Chiara Aquaro, Viviana Curcio, Nicoletta Epifani, Gaetano Franzese, Flavio Innocenti, Michele Marullo, Lucrezia Mascellino, Djigui Ouattara, Claudio Pellegrini
luci Massimo Guarnotta
musica dal vivo di Bruna Di Virgilio (violoncello, suoni elettronici)
produzione Farneto Teatro in collaborazione con BAS
Un lavoro corale “a corpo libero”, senza altri riferimenti che lo spazio, la parola, il gesto e il canto. Una metafora straordinaria, sotto forma di tragedia, della nascita della democrazia e della giustizia, nonché la celebrazione del pensiero dell’uomo agli albori della sua storia sociale.
I giovani attori affrontano questa pietra miliare del Teatro occidentale, che attira e intimidisce, diretti da Maurizio Schmidt e guidati dalla bellissima traduzione di Emanuele Severino, scritta per lo spettacolo di Franco Parenti del 1985.
Si tratta di un’eredità che arriva dal 458 a.C. e parla a noi: di una società turbata dalla guerra, dell’attesa di un evento che riporti la felicità, della liberazione dagli errori delle generazioni precedenti, del bisogno di una politica etica, della democrazia, del tramonto degli dèi e della loro sostituzione con l’intelligenza dell’uomo; ma soprattutto della ricerca di un rimedio, dentro e fuori di noi, alla crisi che attraversiamo.
Ci piacerebbe far sentire più vicina a noi la tragedia antica, evitando le barriere architettoniche e linguistiche che ci separano da quello che è stato il teatro più politico di tutti i tempi. Perché in fondo il teatro delle origini è una piazza piena di gente in cui passano degli eroi che vengono da quella gente interrogati. Vorremmo essere quella piazza. Interrogare il mito antico come ha fatto Emanuele Severino, aiuta a tenere viva la riflessione sul senso del teatro. E soprattutto aiuta a scoprire il piacere di farlo in tanti.
– Maurizio Schmidt