Tre spettacoli di Piccola Compagnia della Magnolia
FAVOLA
testo inedito di Fabrizio Sinisi
ideazione, regia, costumi Giorgia Cerruti
con Giorgia Cerruti e Davide Giglio
in video Giorgia Cerruti, Davide Giglio, Michele Di Mauro e molte variopinte comparse
ZELDA
Vita e morte di Zelda Fitzgerald
drammaturgia Giorgia Cerruti e Davide Giglio
regia e con Giorgia Cerruti
HOTEL BORGES
testo e regia Giorgia Cerruti
con Davide Giglio
liberamente ispirato alle atmosfere di Borges e altri visionari…Cocteau, Petrolini, Sgorbani, Fellini, Arrabal
Riappropriandosi dei classici o sperimentando nuove scritture originali e drammaturgie contemporanee, la Compagnia affronta la materia scenica con uno sguardo contemporaneo rigoroso e appassionato, inseguendo una sintesi tra codici teatrali e ricerca. Un percorso estetico che si legittima mentre accade, in costante relazione con il pubblico.
La Magnolia è una delle poche compagnie di giovani che ha occhi anche dietro di sé: conosce e rispetta la lunga tradizione teatrale che l’ha preceduta e se ne avvale per andare oltre.
– la Repubblica
Una contemporanea tragedia da camera, un libero richiamo al Calderòn di Pasolini. In scena un rito laico attraverso cui una giovane coppia, nello specchio della propria relazione, mette radicalmente in discussione la giustizia della società attuale, indagando il rimosso – ciò che è troppo vero per essere accettato. Tra il sonno e la veglia, i protagonisti ripercorrono davanti a uno schermo le favole del proprio dolore e di ciò che li ha segnati. Si tratta di tre diversi momenti nei quali la loro vita intercetta quella di tutti e in cui al centro c’è sempre una violenza, un trauma, una prevaricazione del potente sull’impotente, del maschile sul femminile. Un esperimento di teatro politico praticato con gli strumenti della poesia.
Una favola nera che merita di essere vista sul palco, luogo impietoso del reale.
– Leonardo Delfanti, paneacquaculture.net
Tra ricerca formale e densità emotiva, un lavoro sulla figura di Zelda Sayre Fitzgerald, metafora di un’inesausta ricerca del sublime. Sull’ultimo giaciglio dell’artista, sola e convalescente in un ospedale psichiatrico della provincia americana, si ripropongono le parole di una Zelda in attesa della morte a distanza di otto anni dalla scomparsa del compagno. E da sotto il lenzuolo, come rigurgiti dell’anima, vengono estratti i simboli di una vita: un pegno d’amore di Scott, carte, lettere, giornali, fotografie. Avvolto in un intenso e dolciastro profumo di rose – quello che la protagonista si spruzza sul collo scoperto a memoria di passionali freschezze della carne – il pubblico si lascia trasportare da una narrazione serrata, intima e potente.
Un’ulteriore aggiunta di bravura a questo percorso in cui l’attorialità è protagonista assoluta di potenza espressiva.
– Vittoria Lombardi, klpteatro.it
Un capriccio nonsense, ironico e doloroso, immerso in un realismo magico e un po’ anarchico. Un inno alla gioia impetuosa di vivere con protagonista Fortunello, un ragazzo che vive in una specie di cantina e insegue il sogno di diventare un portiere d’albergo. Assistiamo al suo tentativo – che è anche il nostro – di farsi spazio in un luogo che non è mai su misura, in quel volo scomposto e incerto che è la vita, nel tentativo di individuare quell’idea da perseguire e che meglio di ogni altra traduce chi siamo.
Un folle viaggio oltre il reale, in un universo incantato, sospeso nella profondità di una cantina buia dove la logica non trova più senso e la verità non ha bisogno di essere compresa.
– Barbara Berardi, teatroecritica.net
Dedicato alla memoria di Pasolini, il lavoro di Sinisi può richiamare la drammaturgia del poeta friulano per una visionarietà che sdegna troppe spiegazioni, e anche per l’incisività del dialogo […] Ammirevole la prova degli attori, lui spalla paziente e coraggiosa, lei convincentissima negli smarrimenti di una persona scissa e in certo modo incuriosita da quanto le sta succedendo.
– Masolino d’Amico, La Stampa
La vera sorpresa arriva invece dalle scatole cinesi di cui è composta Favola della Piccola Compagnia della Magnolia che si ispira al Calderòn di Pasolini, a sua volta ispirato da La vita è sogno. […] piacevolmente inaspettata risulta la consapevolezza della regista Giorgia Cerruti nel gestire gli incastri tra prosa, proiezioni video originali, sequenze di citazione da Che cosa sono le nuvole? e (forse non lo si dovrebbe anticipare) probabili (?) elementi biografici degli interpreti.
– Sandro Avanzo, Spettacoli News
La ricerca della Piccola Compagnia della Magnolia approda così a un atto politico che, mostrando la tragica esistenza dei due giovani amanti, vuole in realtà accendere le luci sul senso di ciò che è giusto nella società contemporanea. E per farlo si mette in discussione in prima persona, fornendo alla drammaturgia numerosi contenuti autobiografici espliciti e riconoscibili. Un contributo che arricchisce ancor di più la messa in scena, aggiungendo ricordi alla memoria.
– Davide Sannia, klpteatro.it
Uno spettacolo dal fortissimo potere evocativo, nutrito da un testo poetico e politico, dedicato a Pier Paolo Pasolini e alla capacità catartica del teatro di guardare oltre le prigioni del qui e ora, portando gli spettatori in un viaggio onirico dalle mille sfaccettature umane, in cui si evocano fantasmi, morti e rinascite, emozioni e sentimenti che passano attraverso l’amore viscerale per l’arte di generare sulle assi del palcoscenico la Storia dell’umanità e i suoi insegnamenti.
– Alan Mauro Vai, teatrionline.com
Intensissima interpretazione di Giorgia Cerruti nel monologo dedicato alla vita di Zelda Fitzgerald. […] ammalia in ogni istante di recitato, fin dalle battute iniziali declamate con una voce vecchia e innaturale in un buio di tomba, e porta con sé lo spettatore in un saliscendi fra paradisi e inferni rosa. Da vedere assolutamente.
– Renzo Francabandera, paneacquaculture.net
Al pari della Winnie beckettiana, Zelda sopravvive in un atollo di detriti di vita, tenacemente spolverati per inseguire l’ombra di un’ipotetica felicità.
– Alfonso Cipolla, la Repubblica
Hotel Borges, ultima creazione firmata Magnolia, è un lavoro compatto, agile e che non lascia quasi un attimo di respiro. È uno spettacolo in cui si chiede molto al protagonista, anche a livello fisico. E certo Davide Giglio non si tira indietro. […] Uno spettacolo che dapprima ci disorienta ma che poi finisce col ripagarci, fino a riemergere nelle nostre menti a poco a poco nei giorni seguenti come certi oggetti restituiti dal mare dopo una libecciata.
– Marco Menini, klpteatro.it
Un artistico salto nel vuoto senza rete con il teatro per una volta non impiegato nel racconto di una storia, semmai come interprete della vita, disegnando uno spazio indefinito che ogni spettatore può riempire a piacimento affidandosi al proprio intoccabile vissuto, o al sempre inscalfibile potere della fantasia.
– Roberto Canavesi, Sipario