una black story musicale di Giovanna Gra
musiche Alessandro Nidi
ideazione scenica e regia Gra&Mramor
con Veronica Pivetti
e con Cristian Ruiz, Brian Boccuni
aiuto regia Alessandro Marverti
arrangiamenti musicali Alessandro Nidi, Elio Baldi Cantù
luci Eva Bruno
fonica Andrea Mazzucco
costumi Valter Azzini
produzione a.ArtistiAssociati / Pigra srl
Occhiali scuri, mitra, calze a rete, scintille e canzoni in un’ atmosfera retrò, travolta e stravolta da un allestimento urban, spolverato dai fumi colorati delle strade di Manhattan.
In scena, una black story americana degli anni venti, anni ruggenti e in fermento dopo l’epidemia di spagnola.
Una sensuale e spiritosa Veronica Pivetti, in arte Jenny Talento, fioraia di parvenza, ma venditrice d’oppio by night, finisce col cedere alle avances di un giovane e inesperto giocatore di poker che la trascina in un mondo fatto di malavita, sesso, amore e gelosia.
In questo ambiente perduto Jenny si ritrova ad affrontare un gangster visionario dal mitra facile, spacciatore di sentimenti e tentazioni. L’epilogo arriva in un crescendo decisamente esplosivo.
Dopo il tutto esaurito della scorsa stagione, torna al Parenti Silvio Orlando, in stato di grazia, superlativo nello spettacolo da lui stesso diretto. Con leggerezza e ironia, ci conduce dentro le pagine del capolavoro di Romain Gary, dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro.
Nell’anno del suo Cinquantesimo e a quattrocento anni dalla nascita di Molière, il Parenti dà inizio a una trilogia dedicata al drammaturgo francese partendo proprio da quel Malato immaginario che agli inizi degli anni ’80 irruppe nel teatro italiano nel coraggioso allestimento di Andrée Ruth Shammah, con uno straordinario Franco Parenti nel ruolo di Argan. Ad interpretare il malato, torna con intelligenza e ironia, Gioele Dix, già protagonista della pièce nell’allestimento 2016 che registrò allora un mese di sold out.
La bravissima Milena Vukotic, una vera signora del teatro, dà vita all’anziana Daisy in una storia delicata e divertente, capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra.
Dopo il successo della scorsa stagione, torna al teatro Parenti uno degli atti unici più conosciuti di un gigante della drammaturgia come Eugène Labiche. Uno spettacolo leggero e divertente, una riflessione sull’insensatezza e l’assurdità della vita. Regia Andrée Ruth Shammah, con Massimo Dapporto e Antonello Fassari.