Fabio Condemi e Gabriele Portoghese hanno fatto un lavoro speciale su Pasolini, senza nessuna retorica, ma con una grande chiarezza e purezza. Come un cristallo.
Mario Martone
Gabriele Portoghese si fa corpo della vita e dell’arte di Pier Paolo Pasolini, per uno spettacolo delicato e sentito, che nasce dall’esigenza di commemorare uno dei più grandi intellettuali ed artisti del secondo Novecento.
Una riflessione sul tema dello sguardo, sui noi stessi e sulla realtà, partendo da materiale letterario in cui la capacità di “guardare” raggiunge livelli di chiarezza e appunto, di grazia, imparagonabili.
Si comincia col bambino che vede il mondo, la luce, la natura, sua madre per la prima volta (Edipo), si avanza con lo sguardo antico e religioso sul mondo del Centauro (Medea) per arrivare fino allo sguardo su un’Italia imbruttita dal nuovo fascismo consumista (La forma della città). Termini come “vede”, “visto da”, “vediamo”, “guarda”, “attraverso gli occhi di” compaiono creando un filo rosso che si dipana all’interno dei vari testi scelti. – Fabio Condemi e Gabriele Portoghese.
Il pubblico non smetterebbe di ascoltare Gabriele Portoghese.
Gli spettatori e le spettatrici non vogliono andarsene, continuano ad applaudire.
Lucia Medri - Teatro e Critica
Spesso può risultare assai «pericoloso» toccare i testi, o peggio ancora la biografia di Pier Paolo Pasolini, materiale evidentemente ancora «scottante» che raramente trova una resa scenica adeguata o almeno accettabile. Fa piacere invece per una volta apprezzare e godersi le suggestioni che un gruppo di giovani artisti ha elaborato attorno al poeta.
Gianfranco Capitta - Il Manifesto
da Pier Paolo Pasolini
regia Fabio Condemi
drammaturgia e montaggio dei testi Fabio Condemi, Gabriele Portoghese
con Gabriele Portoghese
drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich
filmati Igor Renzetti, Fabio Condemi
assistente alla regia Consuelo Bartolucci
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello / Teatro di Roma – Teatro Nazionale