In occasione della presentazione del libro
E ho smesso di chiamarti papà (ed. UTET),
l’autrice Caroline Darian dialoga con Daria Bignardi
La storia è su tutti i giornali da mesi: Gisèle Pelicot, 72 anni, è stata drogata e stuprata per almeno dieci anni dal marito Dominique, che le serviva di nascosto cocktail di farmaci e sonniferi per poi abusare di lei, documentando il tutto con video e foto. In quegli anni, ha ripetutamente aperto la porta di casa a più di cinquanta estranei diversi, adescati su forum e chat online, offrendo loro ogni volta il corpo inerme e addormentato di Gisèle.
Questo libro racconta la vicenda dall’interno: l’ha scritto Caroline, una delle tre figlie di Gisèle e Dominique Pelicot ed è, nelle sue parole, «una cronaca di orrore e sopravvivenza». Un memoir incalzante che inizia un giorno come un altro, raccontando in presa diretta la serie di eventi che scaraventa presto Gisèle e i suoi figli in un inferno di interrogatori e prove da verificare. Spuntano nuove foto e video che ritraggono le due nuore, riprese di nascosto da telecamere nascoste, e persino alcune foto di Caroline. Sorge il dubbio più atroce: forse Dominique ha drogato e violentato anche lei, sua figlia? Tra le pagine, ogni tanto, spuntano dei ricordi di un’altra vita, quando Dominique era un padre come tanti, Caroline era una bambina, e tutto sembrava normale.
Eppure, dentro l’orrore, pian piano, nasce una storia diversa, di rivalsa: madre e figlia capiscono che non devono vergognarsi di questa storia, tutt’altro, perché la vergogna andrà riversata sugli uomini che manipolano, drogano e violentano le loro mogli, fidanzate, figlie, in un delirio patriarcale di dominazione.
«Sottomissione chimica», la definisce la giurisprudenza, qualcosa che ci sembra impensabile, ma che iniziamo a credere succeda molto più spesso di quanto crediamo, in molte case di ignare famiglie.