Gustavo Zagrebelsky
in dialogo con Eliana Di Caro
in collaborazione con Il Mulino
per il ciclo Che Italia verrà?
«Mai più maestri!» si leggeva nel ’68 sui muri di Parigi; un motto antiautoritario ed egualitario che riassumeva il sogno di una società più libera. E oggi, esistono ancora i maestri? Nella nostra democrazia, che appiattisce l’alto sul basso, sembra esserci posto solo per influencer, comunicatori e tutor che rassicurano e consolano, e non per guide dello spirito capaci di risvegliare le coscienze. Ma senza maestri si è condannati al pensiero unico e all’omologazione. Senza di loro chi susciterà l’inquietudine del dubbio, chi ci indicherà «l’altrimenti», chi smuoverà energie vitali e liberatorie verso il nuovo? Figure anacronistiche allora, ma necessarie ovunque rinascano una domanda di senso e una esigenza di ethos.
Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale, è professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Torino. Tra i suoi libri per il Mulino La legge e la sua giustizia (2009), Giustizia costituzionale (con V. Marcenò, 2012) e Interpretare (con M. Brunello, 2016).