Finché c’è carta e inchiostri c’è speranza
presentazione del volume di Guido Lopez
a cura di Fabio Lopez, Ugo Mursia Editore
intervengono
Ferruccio De Bortoli
Luisa Finocchi
Fabio Lopez
letture di Andrea Lopez e Miriam Costamagna
introduce Andrée Ruth Shammah
saluto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno
“Finché c’è carta e inchiostri c’è speranza, si fa quel che si può”, questa è la chiave di lettura di un libro che raccoglie scritti di un autore vissuto nella Milano del secondo Novecento. Un autore che aveva la sola colpa di essere ebreo. Guido Lopez narra le vicissitudini della persecuzione e dell’esilio, con quel pizzico d’ironia unita alla angoscia e alla speranza, che rende la lettura degli eventi dirompente come un fiume in piena. Il racconto modifica il proprio registro dopo la rinascita e il bagno nell’universo nascente dell’editoria del dopoguerra, a contatto con tutti i grandi del Novecento, da Mann a Vittorini, da Hemingway a Lampedusa.
Dagli anni Sessanta alle prese con il mondo frizzante della pubblicità e delle P.R., Guido Lopez immette il sale del suo brodo culturale nel gran minestrone della comunicazione, lavorando per un’importante agenzia internazionale; uno spaccato di un mondo che apre le porte al nuovo universo dell’immediatezza. Il libro si chiude negli anni Settanta di ritorno ai temi da cui è partito, il ricordo di due grandi autori che hanno segnato la cultura italiana del Novecento, Dino Buzzati e Primo Levi.
Guido Lopez (1924-2010), giornalista scrittore e storico esponente di spicco della società civile milanese e della comunità ebraica, ha vissuto la difficile esperienza delle persecuzioni, uscendone indenne per sorte; ha lavorato alla Mondadori come capo ufficio stampa per 12 anni; ha scritto per “Epoca”, “La Repubblica”, “il Giorno”, “il Millimetro” e “Diario”. Autore di noti libri su Milano e la sua storia, fra cui “Milano in mano” per Mursia; Ambrogino d’Oro della città, per molti anni fu presidente dell’Università Popolare di Milano. L’archivio personale da cui sono stati estratti i testi di questo libro è dichiarato d’interesse storico.
Fabio Lopez, figlio dell’autore, è architetto; ha raccolto l’eredità culturale del padre mantenendo vivi i suoi testi, in primo luogo “Milano in mano”.