di Eugène-Marin Labiche
traduzione Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi
adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Massimo Dapporto, Antonello Fassari,
Susanna Marcomeni
e con Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi e la partecipazione di Antonio Cornacchione
pianoforte Giuseppe Di Benedetto
flauto Lorenzo Gavanna – per le repliche del 18 e 19 Dicembre sostituito da Laura Bersani
clarinetto Edgardo Barlassina
musiche Alessandro Nidi
scene Margherita Palli
costumi Nicoletta Ceccolini
luci Camilla Piccioni
sagome tratte dalle opere di Paolo Ventura
aiuto regista Benedetta Frigerio
assistente alla regia Diletta Ferruzzi
assistente allo spettacolo Lorenzo Ponte
assistente alle musiche Fabio Cherstich con contributi di Michele Tadini
assistente scenografa Francesca Guarnone
fondali Rinaldo Rinaldi
arredi Plinio il Giovane
pittore scenografo Santino Croci
direttore dell’allestimento Paolo Casati
macchinisti Alberto Accalai, Riccardo Scanarotti
elettricista Oscar Frosio
fonico Matteo Simonetta
sarta Nada Campanini
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti e FM Scenografia
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
Il ruolo del teatro è anche quello di saper comprendere il proprio tempo e i bisogni delle persone che quel tempo lo vivono. E oggi, dopo i mesi bui e incerti che abbiamo trascorso, il nostro bisogno, come esseri umani e come spettatori di teatro, è quello di poter tornare a sorridere e di farlo nell’unico modo in cui ci è possibile farlo: con leggerezza. Con quella leggerezza che, come diceva Calvino, “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Lo spettacolo di Andrée Ruth Shammah è uno spettacolo generoso, che con umiltà e delicatezza ci regala l’emozione di tornare a teatro. A quel teatro essenziale e “artigianale” in cui ogni gesto, ogni parola, ogni oggetto, è studiato e curato nei minimi dettagli.
E questo è possibile solo grazie all’esperienza della sua regista, alla bravura e alla personalità di attori come Massimo Dapporto e Antonello Fassari, all’affascinante complessità della scena di Margherita Palli e all’armonia che le musiche di Alessandro Nidi conferiscono a tutta l’opera.
Il Delitto di via dell’Orsina è uno spettacolo che, come ha detto una nostra spettatrice, “con quel suo misto di buffo e malinconico, ci stringe il cuore e fa sorridere al contempo”.
Eugène-Marin Labiche nacque a Parigi nel 1815 da una famiglia di ricchi borghesi, industriali molto stimati. E fu proprio nella “borghesia” che trovò quasi tutti i protagonisti e gli intrecci delle sue pièces. Borghesi con tutte le loro manie, le loro pecche, i piccoli difetti e le grandi virtù. Ha firmato in quarant’anni ben 174 copioni fra commedie e atti unici, scritti da solo o in collaborazione con altri autori. Una frenetica attività drammaturgica che ha prodotto alcuni capolavori come Il cappello di paglia di Firenze ed è culminata con due messinscene alla Comédie Française e la chiamata all’Académie Française. Fu consacrato anche come il “re del teatro da boulevard”, genere di teatro leggero e comico allestito in teatri parigini a gestione privata, come il Palais-Royal dove il drammaturgo mise in scena anche L’Affaire de la rue de Lourcine nel 1857, e 29 degrés à l’ombre nel 1873.