di Jon Fosse
con Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli,
Teresa Saponangelo
regia Valerio Binasco
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
assistente alla regia Maria Teresa Berardelli
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
realizzata con il sostegno di FENICE, società appartenente a Edison
foto di Bepi Caroli
Per la regia di Valerio Binasco, Giovanna Mezzogiorno e Michele Di Mauro si fronteggiano con uno dei testi di Jon Fosse più amati sulla scena europea. Un resoconto del naufragio dei rapporti di coppia, emblema della deriva morale del maschio e della solitudine protettiva della femmina.
Valerio Binasco, attore e regista, è uno degli artisti più interessanti e apprezzati della generazione cresciuta professionalmente negli anni Novanta. Sul palcoscenico cesella le emozioni in profondità; sul grande schermo interpreta personaggi forti ed incisivi, come il Pietro Giordani de Il giovane favoloso nella regia di Mario Martone, o il personaggio di Sandro in Alaska di Claudio Cupellini, per il quale ha ricevuto la nomination ai David di Donatello 2015.
Per il regista il teatro è impegno solido e consapevole, né ideologico né programmatico, ma sempre nella direzione di una riscoperta dei classici che coinvolga il pubblico. Giovanna Mezzogiorno è una raffinata interprete che si concede poche volte al palcoscenico: lo fa con questo testo di Fosse tornando a lavorare con Binasco dopo l’esperienza de La bestia nel cuore, il film di Cristina Comencini. Con lei in scena Michele Di Mauro, che ha esordito giovanissimo allo Stabile di Torino (1978), inaugurando una fortunata carriera teatrale, televisiva e cinematografica.
È un cimitero a fare da sfondo a Sogno d’autunno (Draum om Hausten del 1998): nell’incontro tra l’Uomo, sposato con figli, e la Donna, si colloca il vuoto di un misterioso comune vissuto. Frammenti di vita si incrociano in una manciata di minuti, ma in quegli istanti si muovono spettri di vecchi nomi, case antiche, amori lontani e genitori in attesa di sepoltura. Parabola che confonde vita e morte, passato e presente, felicità e infelicità, Sogno d’autunno è uno dei lavori che esprimono al meglio la drammaturgia rarefatta e potente di Fosse.
Il suo è un linguaggio provocatorio, solenne e poetico: sonda i rapporti umani, s’insinua negli spazi vuoti del non detto, scava nei buchi neri dell’esistenza. Tradotto in oltre 40 lingue, l’autore e la sua scrittura si sono imposti per l’evocazione di un mondo in sospensione, dove il richiamo della vita e degli avvenimenti si smorzano fino ad assumere il tono velato e malinconico di un eco lontano.