In occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo
I rondoni, edito da Guanda
Fernando Aramburu dialoga con Marcello Fois e Cristina Battocletti
Il miracolo laico della letteratura. Chi avrebbe mai pensato che, cinque anni dopo “Patria”, il romanzo corale le cui lacrime illuminano decenni di buio in un Paese Basco ammutolito dal terrorismo dell’Eta, Fernando Aramburu ci raccontasse con tanta acuta leggerezza la lotta di un uomo solo che ha deciso di togliersi la vita stabilendo con undici mesi di anticipo la data esatta del suo suicidio? Intendiamoci subito, però. Il nuovo romanzo dello scrittore di San Sebastián non è un libro né triste né cupo. Il suo irriverente eroe «è un cittadino della nostra epoca, disilluso e lucido, che senza essere romantico tenta di convertirsi nel protagonista di una tragedia e non sa come». «Quello che mi piace di lui — aggiunge Aramburu — è il fatto che non rinunci alla morale, nonostante tutto, cosa che gli evita di comportarsi come un semplice nichilista». – Paolo Lepri, Corriere della Sera
Fernando Aramburu, nato a San Sebastián nel 1959, ha studiato Filologia ispanica all’Università di Saragozza e negli anni Novanta si è trasferito in Germania per insegnare spagnolo. Dal 2009 ha abbandonato la docenza per dedicarsi alla scrittura e alle collaborazioni giornalistiche. Patria, grande successo di critica e di pubblico in Spagna, vincitore del Premio de la Crítica, è stato pubblicato nel 2017 da Guanda e ha avuto anche in Italia una straordinaria accoglienza, vincendo il Premio Strega Europeo e il Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 2020 Guanda ha pubblicato un graphic novel ispirato al romanzo. Sempre per Guanda sono usciti Anni lenti (2018), Dopo le fiamme (2019), Mariluz e le sue strane avventure (2019), Il rumore di quest’epoca (2021).