Archivio / Teatro

Marjorie Prime

Archivio / Teatro

Marjorie Prime

Ivana Monti, grande interprete del teatro italiano, è Marjorie, una donna che, affetta da Alzheimer e con il suo senso di identità in perenne deterioramento, passa le sue giornate a parlare con la copia digitale del defunto marito.

Un testo intrigante di Jordan Harrison, finalista al Pulitzer 2015, che si interroga sul  rapporto futuribile fra umano e intelligenza artificiale, fra memoria e identità.

Ma cosa ci rende umani se le macchine arrivano ad assomigliarci e a ricordare?

Il testo di Jordan Harrison messo in scena da Raphael Tobia Vogel con una bravissima Ivana Monti e una prova notevole di Elena Lietti, sorprende non solo per i temi toccati, l’Alzheimer e il rapporto futuribile fra umano e intelligenza artificiale, ma anche per la qualità della resa teatrale.
Maria Grazia Gregori - dalteatro.it
Tutti gli attori danno prova di un affiatamento artistico che rende tangibile la verosimiglianza dei dialoghi e altresì dei rapporti sottesi. Ciò che emerge maggiormente è, invero, la complessità delle relazioni affettive particolarmente intime, come possono essere quella dei genitori e figli e quella di una coppia di coniugi. Il rapporto con le macchine, difatti, pare servire a tratti più da pretesto per mettere in luce le dinamiche relazionali problematiche nelle quali ciascuno è immerso, a volte senza facoltà d'uscirne indenne.
Virginia Benenati – teatro.it
Un testo intrigante che s’interroga senza moralismi su relazioni artificiali e identità, ma anche sul tempo e su ciò che resterà di noi, sulle difficoltà dell’età che avanza, i bisogni più intimi, la memoria individuale e pubblica e sulle nuove forme di vita digitale.”
Livia Grossi – Corriere delle Sera