In occasione della pubblicazione di
QUONK!, edito da Bookabook
l’autore Federico Pedrocchi dialoga con Telmo Pievani
letture di Marina Di Leo
Quonk! è un libro di Federico Pedrocchi, direttore di Triwù, web tv dedicata all’innovazione, attivo nel giornalismo scientifico dal 1980, conduttore di trasmissioni di scienza su Radio 24 – “Moebius”, “Due pesi, due misure”, “Mare futuro” – di podcast con “Darwin”, insieme alla sua partner Chiara Albicocco e di “Intelligenza Artificiale” su Amazon Audible. Ha partecipato a progetti europei di comunicazione delle nanotecnologie e svolto consulenza per la Commissione Europea sul rapporto fra media e ricerca scientifica. Insegna al master in Comunicazione scientifica e innovazione dell’Università Bicocca e all’Università Statale di Milano, nonché alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
“Io non avrei saputo scrivere una storia di generazioni, di coppie, di figli infelici, di tempo che passa, di famiglie nella cui storia si riflettono le vicende di un paese. Ho scritto Quonk! perché mi ha molto divertito farlo. Se si sfrangia il Tempo – che serve a tenere in piedi le storie, allora tutte le storie finiscono una dentro l’altra, e si scopre che ce n’è una sola, immensa che le contiene tutte. Da tempo penso che questa sia la vita.”
Il racconto si svolge in un’area metropolitana anonima – mentre hanno un nome quartieri, strade, piazze e uscite di tangenziali – dove un’eccessiva concentrazione di informazioni genera una perdita di memoria collettiva e una attività illegale: il recupero di reperti di senso, ovvero cose del passato. I “recuperatori” – tra cui Yodin Pianura, Mondina e Vincent Fatou, che stanno per mettere le mani su quello che è considerato il massimo reperto possibile, una stazione televisiva – rivendono poi a un giro di facoltosi collezionisti.
L’attualità del tema affrontato è evidente: “Ci sta arrivando molto materiale, audio, video, testi, messaggi, un gigabyte al minuto, la sensazione che abbiamo è la seguente: c’è qualcosa che non funziona nel tempo, come se fosse venuta a mancare una colla che lo teneva insieme. Poi, se il tempo si sfrangia è ovvio che si porta appresso delle ricadute sulla memoria.