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La Maria Brasca

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La Maria Brasca

Appunti di regia

La Maria Brasca per inaugurare la ventesima stagione dedicata a Milano. Per ritrovare, vent’anni dopo, un Testori in apertura, ma anche e soprattutto perché affascinata dalla volontà di Maria di non cedere, “di difendere tutto ciò che rappresenta la sua vita”.

Maria ha la carica che Testori mette in tutti i suoi personaggi femminili, quel coraggio di affrontare la vita senza paura, ma ha una freschezza tutta sua e una volontà e capacità di essere felice, unica… La felicità, questo stato d’animo così prezioso e assente nel teatro di Testori e “così raro nella drammaturgia di tutti i tempi. Ma la determinazione di mettere in scena la Brasca mi è venuta quando è scattata l’immagine del luogo dove farne coagulare i sentimenti.

Non riesco a pensare a un testo senza un involucro che lo contenga. Qui i prati, (che oggi non ci sono quasi più) diventano un luogo abbandonato, un vecchio teatro, un cinema (quanti teatri sono diventati cinema?) e dietro allo schermo, dentro allo schermo, al centro del muro di fondo, una cucina, centro della casa, il tavolo al centro della cucina. […] Lo spettacolo e la sua capacità di commuovere, interessare e coinvolgere un pubblico oggi, dipenderà da una serie di impalpabili ingredienti che non hanno più niente a che vedere con le buone intenzioni o le giuste impostazioni. Sarà il risultato dell’umile lavoro di artigiano che ognuno di noi, per la sua parte, avrà saputo fare.

– Andrée Ruth Shammah

Maria lotta contro chi cerca di distruggere i suoi sogni; lotta davanti “a sta’bestiata che è il mondo”; lotta soprattutto per affermare la sua libertà contro la rassegnazione e la vigliaccheria che la circondano.

Ogni sera è un successo strepitoso per lo spettacolo dimenticato dopo il debutto nel ’60 al Piccolo Teatro, ora riscoperto da Andrée Ruth Shammah. Il pubblico si diverte e si commuove: la storia di questa “eroina” tutta sentimento e coralità della Milano operaia conquista ancora. E con la recitazione genuina e aggressiva della Asti diventa irresistibile.

– Alessandro Cannavò, Corriere della Sera


Abbandonata la linea naturalistica e così quella d’una fredda astrazione, la regia di Andrée Shammah punta con intelligenza su un aspetto più giocoso, libero […] E fine è l’intuizione di rappresentare la materia come una sorta di “amarcord”.

– Domenico Rigotti, Avvenire


La regia di Andrée Ruth Shammah, alla quale si deve anche l’adattamento del testo, non inopportunamente sveltito e decurtato di un personaggio inutile, fotografa con una infinita serie di lampi poetici, l’inferno e il paradiso testoriano della Brasca, colorito dal gusto di una calata lombarda che non sfiora mai la parodia.

– Carlo Maria Pensa, Famiglia Cristiana