Presenza e Assenza. Tutte le poesie di Giovanni Gastel
di Chiara Narciso
«Tra il caos e la creazione»: così Luca Stoppini ha definito l’approccio alla scrittura, alla fotografia e alla vita di Giovanni Gastel, introducendo il libro Presenza e Assenza. Tutte le poesie di Giovanni Gastel, edito da La nave di Teseo e presentato al Teatro Franco Parenti. Considerato uno dei più grandi fotografi del nostro tempo, Gastel inizia la sua carriera a Milano negli anni ’70 in un seminterrato, per poi continuare con una breve parentesi londinese e immergersi in seguito totalmente nell’ambito della fotografia di moda. Anche la poesia, però, ha rappresentato una parte fondamentale della sua sfera creativa. Andrée Ruth Shammah, presente all’incontro, ha condiviso un ricordo personale relativo all’ultima foto che lui le ha scattato, dichiarando quanto Giovanni Gastel fosse bravo nel gioco della sintesi: secondo la direttrice del Parenti la fotografia e la poesia per questo artista rappresentano due forme di espressione diverse ma accomunate dall’essere brevi e coincise, capaci di catturare la realtà istantaneamente.
La presentazione si apre con la lettura di alcune delle poesie della raccolta interpretate dalla voce di Lella Costa, visibilmente emozionata nel momento in cui si ritrova a pronunciare la parola cruda e diretta del poeta, interpretando versi selezionati da lei stessa e raccontando alcuni aspetti del suo rapporto con questo artista.
«È alla poesia che Gastel affida gli sgomenti dell’anima. Qui c’è tutta la solitudine in posti meravigliosi. Un cuore inquieto, famelico della bellezza», si legge nella prefazione di Davide Rondoni. Quest’ultimo, durante la presentazione del libro, ha chiarito spesso perché questo artista rappresenti un autore a tutto tondo del nostro tempo, non solo dedito all’arte della fotografia. La parola “autore”, che deriva dal latino augeo, racconta Rondoni al pubblico, è legata alla capacità dello stesso di fornire un’occasione di accrescimento per l’altro. Conclude affermando che Gastel, proprio per queste ragioni, è un autore del nostro mondo contemporaneo, anche se, come si evince dalle sue poesie, allo stesso tempo estraneo alla realtà attuale. Stoppini, che ha lavorato con lui ad alcuni progetti, racconta quanto a Gastel piacesse lavorare nel caos, circondato da molta gente e dalla musica. Nonostante ciò, il poeta ha mantenuto il contatto con quel suo essere intimamente malinconico, aspetto chiave della sua arte.
Le opere e la poesia del fotografo riflettono e mettono a fuoco la sua capacità di vivere in bilico, al limite tra presenza e assenza, come dichiara anche il titolo del libro. Tutti coloro che sono intervenuti durante la presentazione hanno sottolineato la sua capacità di costruire e immaginare un mondo alternativo all’interno del suo studio. Rondoni però ci tiene a precisare che: «Giovanni non ha mai abbandonato il fondo più rischioso della propria inquietudine. Ha riportato in primo piano il vero significato del senso dell’esistenza che tiene insieme presenza e assenza».
L’ultimo ricordo intimo, legato al periodo dell’infanzia vissuto in una famiglia molto severa, è stato condiviso da uno dei fratelli Gastel. Nonostante la parentela familiare con Visconti, la loro concezione artistica di Luchino e Giovanni era molto diversa: Gastel infatti, a differenza del noto regista, preferiva lavorare circondato da gente, musica e caos. Secondo il fratello, Giovanni è stato per lungo tempo un poeta adattato alla fotografia, perché si è ritrovato a dover convivere con quel mondo, ma poi è ritornato alla sua forma di espressione originaria, veicolata attraverso la parola poetica.
Rondoni chiude con queste splendide parole la presentazione della raccolta poetica: «L’uomo non conta in base alla durata della sua vita, ma per il senso che afferma. Nelle poesie è presente senza pudore questo corpo a corpo con il problema del significato; che avviene concretamente risultando in una forma scabra e semplice, senza fronzoli».