Uno come Roberto Vecchioni non dovrebbe emozionarsi facilmente:da decenni gli chiedono l’autografo, non c’è italiano che non conosca qualcuna delle sue canzoni, non c’è milanese che non abbia ascoltato almeno una volta «dammi indietro la mia Seicento, i miei vent’anni e la ragazza che tu sai » (cioè « Luci a San Siro » ). Eppure,una simile scorza d’uomo ha detto: « La trasposizione per il teatro di ciò che ho scritto mi dà una gioia immensa, mi commuove.Penso che il teatro sia davvero la creazione.