In occasione della pubblicazione del suo nuovo libro
Un angolo di pace. Un ebreo in fuga nella Svizzera del ’43 (ed. calamospecchia)
l’autrice Valeria Gandus dialoga con Gioele Dix
Gioele Dix dalla prefazione del libro
È l’undici settembre del 1943 quando un commerciante milanese trentaquattrenne, Riccardo Gandus, decide di provare a scampare alla bufera delle persecuzioni antiebraiche nazifasciste riparando in Svizzera. Con la nostalgia della sua città e della sua ragazza varca il confine per essere accolto, come altri ventottomila suoi correligionari, nei campi di lavoro svizzeri, certo non paragonabili ai lager tedeschi, ma non privi di durezze e difficoltà. Inizia così la sua avventura fatta di perquisizioni e duro lavoro, privazioni e tristezze, ma anche di momenti sereni con amici e parenti rifugiati anch’essi.
Sua figlia Valeria ci racconta in questo libro intenso e sobrio la gratitudine sincera di Riccardo Gandus per la Svizzera, che ha regalato una possibilità concreta di sopravvivenza ai perseguitati.
Valeria Gandus, milanese, laureata in Scienze politiche, è stata per molti anni inviata di Panorama, e poi collaboratrice del Fatto Quotidiano fino al 2016. Ha scritto, con il collega Pier Mario Fasanotti, tre volumi di una piccola storia d’Italia dal 1945 al 1980, inquadrata attraverso la lente d’ingrandimento della cronaca nera: Mambo Italiano (1945/1960), Kriminal tango (1960/1970) Bang Bang (1970/1980), tutti editi da Tropea – Il Saggiatore. Attualmente collabora alla rivista online Cultweek.