In occasione della presentazione del libro di Jacopo Veneziani
La grande Parigi. 1900–1920. Il periodo d’oro dell’arte moderna (ed. Feltrinelli),
l’autore dialoga con Veronica Pivetti
Ottobre 1900. Dopo un estenuante viaggio di trenta ore, due giovani artisti arrivano alla Gare d’Orléans, carichi di bagagli e attrezzi del mestiere, ma soprattutto di sogni. Si chiamano Pablo Picasso e Carlos Casagemas. Fuori li aspetta, immensa ed elettrizzante, Parigi: il luogo in cui ogni artista vorrebbe essere, l’epicentro dell’arte mondiale, la città dell’Esposizione Universale, delle invenzioni mirabolanti e delle folle febbrili.
Jacopo Veneziani ci accompagna passo passo per le strade della Parigi di quegli anni, e ci racconta la grande capitale nel momento magico e irripetibile in cui divenne, come scriverà Gertrude Stein, il posto dove bisognava essere per essere liberi.
La abitano pittori e poeti squattrinati che si incontrano nello sgangherato Bateau–Lavoir a Montmartre, i Fauves trascorrono giornate intere a dipingere sulle rive della Senna, gli eccentrici futuristi sognano di scalzare il Cubismo, e le serate scorrono discutendo di arte africana o declamando versi seduti en terrasse in un cafè del Carrefour Vavin, cuore pulsante di Montparnasse. Un viaggio che ci conduce dal 1900 al 1920, in compagnia di ineguagliabili artisti – Picasso, Matisse, Modigliani, Soutine, Chagall, Brâncuși –, di singolari poeti – Guillaume Apollinaire, Max Jacob, Jean Cocteau –, e di eroine silenziose – Berthe Weill, Fernande Olivier, Jeanne Hébuterne –.