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La Libertà. Primo episodio

di e con Paolo Nori

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La Libertà. Primo episodio

di e con Paolo Nori

Paolo Nori è il cantore che viaggia tra le pagine della letteratura russa per esplorare l’umanità.

Gazzetta di Parma

Parole d’amore e d’anarchia verso la Russia. Scrittore e affabulatore raffinato, Nori è la voce più amata e originale degli autori russi in Italia, con la sua cadenza musicale e il suo personale sguardo.

Con La Libertà. Primo episodio Nori traspone sulla scena la poesia, la prosa, la vita degli autori amati, qui intimamente connessi alla sua città. Racconta quel che lo commuove. Emoziona e coinvolge in un dialogo costante e intimo con gli autori russi del Novecento. Achmatova, Tolstoj, Gogol’, Dostoevskij, Gončarov. Ma anche anarchici come Vanzetti o Rostand, tutti votati alla pratica quotidiana di libertà come Brodskij e Charms, capisaldi della letteratura russa.

Le note dal vivo di Alessandro Nidi nutrono le parole e fanno della musica narrazione. Tra immagini oniriche e parole materiche, Nori fa ridere e commuovere, tiene insieme Beckett e i contadini della bassa. Per trovare il sacro più autentico: il quotidiano.

Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà.

Pietro Gori - avvocato, intellettuale e poeta anarchico

L’assunto da cui parte è che la teoria anarchica sia sostanzialmente basata sull’idea che l’essere umano sia buono, ed essendo un’idea difficilmente dimostrabile, l’unico modo per rivelare la sua forza è parlarne per esempi. Il discorso che lo scrittore parmigiano imposta riguardo alla libertà scorre sul filo della relazione tra noi e chi ci governa.

Io, invece che dai vari governi Pentapartito o monocolore che si dice si siano alternati alla guida del paese negli anni della mia adolescenza e della mia giovinezza, io, piuttosto che da loro, sono stato governato da Bulgakov, da Chlebnikov, da Charms, da Mandel’štam, da Blok, da Puškin, da Anna Achmatova, da Lev Tolstòj, da Gogol’, da Dostoevskij, da Victor Erofeev, da Iosif Brodskij, da Ivan Gončarov, e sono stato, a volte, per degli attimi, per dei giorni, per dei mesi, un suddito felice e riconoscente. È possibile, oggi, una cosa del genere? Vediamo.

Paolo Nori officia al rito del teatro con una spontaneità che commuove e lui stesso si commuove quando elenca ciò che può considerarsi paradiso, vita oltre la morte, eternità intravista nelle cose di tutti i giorni, nelle gioie e nei dolori piccoli e grandi di un vivere normale, in cui sguardi e affetti divengono il valore assoluto che sconfigge la morte e l’oblio un po’ come accade per il dialogo che Nori intesse con i suoi autori, con Anna Achmatova, Lev Tolstoj, Gogol’, Dostoevskij, Iosif Brodskij, Ivan Gončarov, solo per citarne alcuni. Al termine de La libertà. Primo episodio si esce leggeri ed emozionati, commossi e divertiti con un retrogusto malinconico che rende bella una tersa serata a Parma con le stelle che brillano come non mai.

– Nicola Arrigoni, Sipario


Da Charms a Brodskij, da Rostand a Vanzetti, Nori, le maniche arrotolate da lavoratore, il peso che passa da un piede all’altro dando il ritmo al racconto, estrae la poesia, la prosa, le biografie dalle sonnolente terre dell’oblìo e della distrazione di massa restituendole alla comunità come voci limpide e presente. Quasi un Alberto Giacometti della letteratura, Nori fa emergere il silenzio e la privazione che accompagnano la parola e ci permettono di sentirne la quarta dimensione.

– Erika Martelli, Parmareport

Paolo Nori (Parma, 1963), laureato in letteratura russa, ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali Bassotuba non c’è (1999), Si chiama Francesca, questo romanzo (2002), Noi la farem vendetta (2006), I malcontenti (2010), I russi sono matti (2019), Che dispiacere (2020) e Sanguina ancora (2021). Ha tradotto e curato opere, tra gli altri, di Puškin, Gogol’, Lermontov, Turgenev, Tolstoj, Čechov, Dostoevskij, Bulgakov, Chlebnikov, Charms.