Viola Graziosi è l’Ancella dal 2018, quando Rai3 volle la sua voce per narrare il celebre romanzo di Margaret Atwood, che nel 1985 fu definito distopico. «Oggi possiamo dire che ha qualcosa di profetico: poche donne fertili perché oltre a guerre e inquinamento, anche i virus continuano a insinuarsi nei corpi, i lasciapassare ricordano i green pass, e c’è la scomparsa della carta» osserva l’attrice, protagonista dall ‘8 al 12 Maggio al Teatro Parenti de «Il racconto dell’ancella», con la regia di Graziano Piazza, che è anche suo marito. «Il romanzo è la base di tutto, ho trovato fantastica anche la serie tv, ma preferisco il teatro, per me luogo supremo della crescita e dell’incontro, come nella polis greca». Ha detto che ha pianto nel preparare il personaggio. Perché? «È stato un percorso doloroso come persona e come donna. L ‘Ancella mette in luce le nostre fragilità, perché non è né una vittima né un eroina. Reagisce come ogni essere umano, tentando di giustificarsi, di credere una condizione privilegiata il procreare per uomini potenti, anche se ha perso ogni libertà.