tratto da La valigia di Sergei Dovlatov*
traduzione Laura Salmon
adattamento Paola Rota e Giuseppe Battiston
regia Paola Rota
con Giuseppe Battiston
scene Nicolas Bovey
costumi Vanessa Sannino
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Elle
produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo
La valigia, così personale e unica, diventa metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare.
Il pubblico si troverà a giocare insieme a uno straordinario Battiston per scoprire che il sentimento che muove Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo.
In un continuo passaggio tra presente e passato, lo spettacolo usa come dispositivo narrativo ed evocativo uno studio radiofonico, ricostruito dallo scenografo Nicolas Bovey, in cui l’attore friulano, attingendo alla storia di Dovlatov, giornalista e reporter, si aggancia al mondo sonoro per evocare la sua storia, dando vita a personaggi che riemergono dalla memoria, uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità.
Battiston è un attore straordinario. La sua bravura, al cinema e nelle serie televisive, non è una novità. Ma in teatro, se si vuole, è ancora più bravo. Perché tira fuori tutta una serie di sfumature, intonazioni, espressioni facciali, movimenti del corpo, tempi di recitazione, ironia che davanti a una telecamera è difficile lasciar emergere. E invece sul palco tutto è possibile. Basta un po’ di immaginazione, coraggio, e anche di sana follia: ecco compiersi il miracolo. Un miracolo che a Battiston è riuscito perfettamente. […] Ne è emerso un monologo che tale non è stato. Una vera commedia popolata da più interpreti. Un miracolo possibile solo grazie ad attori dall’immensa bravura come Giuseppe Battiston, che ha fatto emergere l’ironia e lo spirito d’una URSS soffocata dalla dittatura, ma divertente e fantasiosa come le pagine di Bulgakov, umana. Al punto che è impossibile non provarne affettuosa simpatia.
– Pierluigi Pietricola, sipario.it
Un’opera essenzialmente europea, per respiro e complessità, che Battiston riesce a svelare con pennellate voraci, con tagli alla Fontana e schizzi alla Pollock, senza preoccuparsi di una linearità del racconto che è fatta per chi non riesce a immaginare la complessità di una cultura antica, di un nichilismo ancestrale eppure dolce.
– Giambattista Marchetto, paneacquaculture.net
Il bisogno della narrazione sottolinea la ricerca dell’unicità delle esperienze nel panorama collettivo, rendendo i vari punti di vista del caleidoscopico mondo struggenti di malinconia, quella tipica di chi emigra e nella nuova terra non è pienamente accolto. Novello Marco Polo o Odisseo, narra mescolando il passato con il presente un contrasto tra il desiderio di libertà e la nostalgia per la propria patria, dove non vi è posto per il futuro.
– Tonia Barone, oltrecultura.it
Scomparso nel 1990 non ancora cinquantenne, il giornalista-scrittore russo Sergei Dovlatov vide le sue opere pubblicate negli Stati Uniti e in Europa dopo il 1978, anno in cui emigrò a Vienna, e da lì a New York, dove raggiunse la moglie e la figlia, divenendo redattore del giornale New American. Prima di allora i suoi romanzi erano circolati in Unione Sovietica come copie clandestine. La valigia, pubblicata nel 1986, riguarda proprio la sua esperienza di emigrante, è un testo per dissacrare il sacro, per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Emigrando dall’Unione Sovietica, il protagonista porta con sé una valigia, nella quale ripone alcuni oggetti. Arrivata col suo proprietario in America, la valigia resterà sigillata e riposta in un armadio per alcuni anni. Una volta aperta, ogni oggetto in essa riposto farà affiorare un ricordo.