Cartellone 2024 - 2025 / Teatro

Il ministero della solitudine • 25 Febbraio - 2 Marzo 2025

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Il ministero della solitudine • 25 Febbraio - 2 Marzo 2025

Cinque attori, cinque vicende, cinque storie di solitudine.

Una scrittura originale strutturata per flash, incontri, incidenti e costituita da partiture fisiche al confine di una danza, disegna una storia che indaga la solitudine come reazione a desideri irrealizzati o all’irreversibilità degli eventi.

Ispirandosi a una notizia vera – nel Gennaio 2018 la Gran Bretagna ha nominato ufficialmente un ministro della Solitudine, il primo al mondo, per far fronte ai disagi che questa può provocare a livello emotivo, fisico e sociale –  lacasadiargilla riflette su un luogo, reale e immaginifico, dove mettere a tema queste domande: Come si classifica una persona sola? C’è un “sussidio di solitudine”? In cosa consiste e chi ne ha diritto? Quali sono i requisiti necessari per rientrare nella categoria dei “soli”? È lo scandalo della solitudine. È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite, siano essi vivi, deceduti, spettri o incontri mancati.

Una coreografia di silenzi, accensioni e spostamenti impercettibili, dove solo lo spettatore ha la visione d’insieme delle cinque storie individuali e simultanee, ignare una dell’altra, eppure in accordo come un’orchestra di voci collegate fra loro dallo scivolare dei personaggi nelle rispettive vicende.

Una frenetica solitudine musicale, a ritmo di Freddie e Bowie.

– Francesco Ferasin, Il fatto quotidiano

[…] Gli interpreti – la Carpio nel ruolo di Teresa, la Garribba in quello di Simone, Masala in quello di Primo, la Mazzarino in quello di Alma e Villano in quello di F. – sono assolutamente bravi proprio perché la loro recitazione costituisce lo specchio fedelissimo dell’ambiente astratto in cui si muovono: un non-luogo mentale tessuto di freddi tubi di neon.

– Enrico Fiore, Controscena


In una danza concertata di incontri mancati o solo sfiorati, le cinque figure si muovono all’interno di uno spazio scenico che le luci nevrotiche e la partitura sonora rendono ovattato, come pesci rossi in un grande acquario. Esistono senza coesistere. La scrittura della scena si mantiene su un equilibrio precario di linguaggi sovrapposti, che a volte minacciano di scardinarsi, ma unisce straordinariamente bene la dimensione tragica a quella comica, facendo oscillare lo spettatore tra l’angoscia, il riconoscimento e la sensazione scomoda di aver riso delle disgrazie altrui.

– Ludovica Campione, Doppiozero


Sono piccoli drammi simili a bolle colorate di sapone che esplodono sotto le pennellate di una regia a tocchi lievi, le scene vagamente pop, una coralità carpita da un confessionale laico.

– Rossella Battisti, Rumor(s)cena


La scena tutta esplode di cura: le parole sono un coro di scritture in cui ciascuno è autore e autrice del proprio personaggio.

– Andrea Zangari, Teatro e critica

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