un progetto di Caffè Hertz
ispirato a Alles ist Jazz di Lili Grün
drammaturgia Riccardo Tabilio
regia Riccardo Mallus, Caffè Hertz
con Valentina Mandruzzato, Francesca Zaira Tripaldi, Maria Luisa Zaltron
produzione Teatro della Cooperativa
con il sostegno di Quarta Parete
The Magazine
Un treno attraversa l’Europa tra le due Guerre. A bordo una ragazza viennese in cerca di fortuna, Elli che «di anni ne ha venti, ma ne dimostra sedici, non ha paura di niente» e vuole fare l’attrice. Giunta in una Berlino animata da quello sfrenato fermento artistico che prelude alla catastrofe, troverà un gruppo di artisti e amici con cui fonderà il Jazz, un locale di Kabarett. La storia di Elli, narrata nel romanzo Tutto è Jazz del 1933, richiama autobiograficamente quella della sua autrice, Lili Grün, ebrea viennese, che finì deportata e uccisa in un campo di concentramento. Di lei non è oggi nota nemmeno la sepoltura, e con la sua memoria anche quella del libro finì nell’ombra, se non per una recente riscoperta, grazie all’editore Keller, che nel 2018 dà alle stampe il romanzo in italiano.
È una drammaturgia fortemente al femminile: protagoniste tre donne – attrici, cantanti e musiciste – che incarnano tutta la poliedricità espressiva delle grandi artiste dell’epoca, come Marlene Dietrich, Annemarie Hase, Blandine Ebinger, Claire Waldoff, Anita Berber e Valeska Gert.
Un spettacolo che gioca su di tre diversi piani: la storia del romanzo, la Storia del totalitarismo che ha annientato un’intera generazione di artisti e intellettuali come fu Lili Grün, e il presente, i nostri Anni Venti, con le loro urgenze, e con la necessità di fare della memoria materia viva.
La sintonia fra le tre interpreti è palpabile, intensa, affiora nei gesti e nelle emozioni espresse nel volto. Non c’è mai interruzione di ritmo: quando una racconta, l’altra commenta col corpo, riempie lo spazio, interagisce con la terza che copre gli spazi vuoti dei sentimenti e delle parole. […] Quando il pubblico, commosso, si lascia andare a un fragoroso applauso, le attrici riprendono una recitazione naturale e illustrano i motivi della scelta di quel testo particolare, di quella scrittrice, di quegli anni dimenticati. Il metateatro quindi funge da ponte per una nuova conclusione, un nuovo finale che restituisce dignità non solo a Elli, ma anche e soprattutto a Lili Grün, che qualche mese dopo la pubblicazione del romanzo fu deportata a Minsk per essere poi uccisa dai nazisti. La storia e il romanzo, l’unico, di un’autrice che quasi ottant’anni dopo la morte viene ripescata dall’oblio, senza essere stata intaccata dall’usura del tempo.
– Giorgia Valeri, paneacquaculture.net