da Jacopone da Todi
a cura di Andrea Chiodi
con (in o.a) Francesco De Chiara, Giulia Heathfield Di Renzi, Maria Laura Palmeri, Matthieu Pastore, Carlo Pastori, Antonio Perretta, Carlotta Viscovo
produzione Teatro Franco Parenti
“Ci siamo dimenticati e vergognati anche del Natale. Invece, questo è proprio il momento in cui l’uomo domanda di ritrovare la propria nascita” dice Testori, e continua, “occorre trovare dentro di noi il bambino che il Padre ha creato; significa, insomma, trovare dentro di noi la possibilità della nostra vera innocenza”.
Era il 1223 e a Greccio San Francesco fece per la prima volta il presepe vivente, voleva vedere coi suoi occhi il bambinello di Betlemme in carne e ossa, il teatro diventava la forma più alta e spirituale di conoscenza, il mistero diventava tangibile e sperimentabile attraverso il gesto artistico.
Ecco che la sacra rappresentazione diventa la forma di teatro più diffusa e su tutti Jacopone da Todi, vissuto tra il 1230 e il 1306, diventa l’autore di stupende laude e di testi “teatrali” tra i più belli e rappresentativi della storia della letteratura italiana.
Perché riprendere una lauda sulla Natività così antica? Perché ripercorrere quella storia? Credo che tornare alla nostre radici più autentiche e a quel teatro popolare che raccoglieva migliaia di persone nelle piazze sia oggi un’ipotesi rivoluzionaria, raccontare di quel bambino, simbolo di una promessa di pace, non sia un fatto solo religioso ma anche culturale, civile e per questo teatrale. La lauda che ho scelto, Haec Laus pro Nativitate domine, o semplicemente Lauda sulla Natività, è una lauda in versi attribuita a Jacopone da Todi che vede protagonisti Maria, Giuseppe, i pastori, un Angelo e una donna, che ho immaginato essere la guardiana delle oche, classico personaggio del presepe, che rappresenta la donna capace di consolare. Ecco consolare dai dolori, ridonare il sorriso, portare la pace, forse il teatro non riesce da solo a essere portatore di tutto questo, ma se i nostri occhi si incrociano con questa vicenda del bambino di Betlemme credo che per una manciata di secondi si possa alzare lo sguardo e immaginarsi in un mondo migliore.
Il teatro popolare, il teatro sacro, la sacra rappresentazione appunto, sono stati per me il primo incontro con il teatro e la prima occasione di fare teatro, come per moltissimi bambini…chi non è stato pecora, montagna albero o angelo in qualche scuola di paese o di città.
Ecco che quando il teatro, anche quello più semplice, diventa un rito, davvero ci si può trovare tutti intorno a questa storia che da più di due mila anni interroga generazioni intere.
– Andrea Chiodi