Presentazione del libro
La morte difficile di René Crevel (ed. Ventanas),
tradotto da Gianni Forte
in dialogo Gianni Forte e Laura Putti
letture Fabio Troiano
Cresciuto in una famiglia borghese, il giovane Pierre Dumont soffoca tra le convenzioni sociali e l’ipocrisia. Costretto a nascondere le sue insicurezze e la sua omosessualità, non riesce a trovare un posto nel mondo. Pur mettendolo di fronte alle paure più intime, l’incontro con l’americano Arthur Bruggle, coetaneo affascinante ed emancipato, segna per Pierre un punto di svolta. Il loro sarà un viaggio sentimentale avventuroso, non privo di conflitti e di attriti.
Quando è con lui, Pierre si libera dall’angoscia e dalla solitudine. Schiacciato dal peso di dover nascondere la sua vera identità, ingabbiato in una vita che non gli corrisponde, cerca disperatamente un equilibrio tra il desiderio di vivere allo scoperto l’amore per Arthur e l’incapacità di conciliare le aspettative moralistiche del suo ambiente sociale. È un destino segnato. La storia di Pierre avrà un tragico epilogo. Una “morte difficile”, appunto.
Complesso è stato il lavoro di traduzione di Gianni Forte. Un lavoro di evocazione, il suo. Non a caso, in un articolo recente, Forte dice che tradurre Crevel è stato come accendere un cero in una stanza buia. L’immagine, quanto mai calzante, illustra il tentativo, riuscito, di rievocare lo spirito del poeta, i suoi tormenti. Se il lavoro di traduzione è sempre una ri-scrizione, quando il traduttore riporta in vita un autore morto, la sua funzione è quanto mai simile a quella del medium che si pone, non solo tra due mondi culturali, ma è costretto a trascinare di nuovo in vita uno spirito che riposava dimenticato.
– Pierangelo Consoli, satisfiction.eu