In occasione della presentazione del libro
Lo strappo del tempo nel mio cuore di Herta Pauli (Palingenia),
intervengono
Enrico Arosio, germanista e traduttore del libro
Paola Basso, editor
modera Enrico Mottinelli
letture Milvia Marigliano
con la partecipazione di
Giorgio La Malfa, presidente di Palingenia
– Süddeutsche Zeitung
Tutto ha inizio l’11 Marzo 1938 al Café Herrenhof, nel cuore nobile di Vienna, alla vigilia dell’annessione dell’Austria al Reich tedesco. Hertha Pauli, scrittrice e agente letteraria, siede con un gruppo di amici antinazisti a pochi tavoli di distanza dal ministro Seyß-Inquart – fiduciario di Hitler –, il quale riceve una chiamata urgente da Berlino. Fuori, manipoli di giovani nazionalsocialisti sono assembrati davanti all’Opera, e le loro grida risuonano come un incessante latrar di cani.
Hertha, di colpo, ha come la premonizione dello strappo che segnerà la sua vita. Anche lei, infatti, sarà costretta a condividere il destino di molti connazionali: la perdita di ogni certezza e la frenesia della fuga. Una fuga che la porterà a Parigi, dove frequenterà un piccolo circolo di émigrés di lingua tedesca – tra cui Joseph Roth, habitué al Café Le Tournon –, in un febbrile alternarsi di paura e speranza, con la morte che sembra incombere: da quella assurda di Ödön von Horváth a quella dello stesso Roth, sfinito dall’alcol e dalla malinconia. Ma Parigi è solo la prima tappa delle sue peregrinazioni: mentre la Francia tracolla, Hertha si unisce alla migrazione di massa verso il Sud ancora libero. Arriva a Tolosa e da lì raggiunge Marsiglia, dove ritrova Alma e Franz Werfel e sosta per settimane in un’attesa angosciosa. Quindi, grazie all’intercessione di Thomas Mann e all’aiuto in loco dell’americano Varian Fry, riuscirà infine ad approdare a Lisbona, dopo aver attraversato i Pirenei a piedi, e a imbarcarsi alla volta di New York.
È difficile trovare, nella pur ricca letteratura degli esuli mitteleuropei, una testimonianza che abbia l’intensità di questo memoir di Hertha Pauli, dove uno sguardo sempre lucido è insieme toccato da una grazia incantevole. E dove a ogni dettaglio ci attraversa un fremito, perché la Pauli sta evocando l’enormità della tragedia della Storia – senza tuttavia mai cedere al rancore, e tantomeno all’odio, e conservando sempre un fondo di suprema, contagiosa leggerezza: Più bevevamo vin rosé, più rosea ci appariva la situazione.
Hertha Pauli ha scritto il miglior libro sull’Anschluss, la danza macabra della letteratura austriaca, e sull’odissea dell’emigrazione.
– Joseph Wechsberg, Frankfurter Allgemeine Zeitung
Non conosco altra testimonianza letteraria della persecuzione che si sia così instancabilmente consacrata al valore della vita e degli esseri umani, e abbia saputo richiamare alla memoria fatti ed esperienze vissute attraverso immagini e scene così luminose.
– Karl-Markus Gauß