Io siamo
coreografia e dramaturg Sara Pezzolo
con Sara Pezzolo e Mafalda Maria Fondi
Saudade
di e con Rosanna Spolsino
Selvadech
di Francesco Valli e Luis Miguel Nunez
con Francesco Valli
drammaturg Marco Nespoli
musiche Raffaello Basiglio
testi Marco Nespoli
con il supporto di DANCEHAUSpiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza
Ispirato al Minotauro di Friedrich Dürrenmatt, Io siamo reinventa il mito greco per esplorare la complessità emotiva e psicologica di due anime che convivono in un unico corpo: il Minotauro e Arianna. È un viaggio di autoanalisi femminile che indaga cosa significhi vivere con due identità opposte, due modi diversi di essere donna. Sul palco, un corpo segnato dalla malattia, ormai lontano dall’umano, si muove tra ricordi oscuri e una mente tormentata. Teseo, simbolo di perdita e abbandono, ha ucciso la parte più umana, lasciando dietro di sé una relazione ossessiva con queste due anime in conflitto.
Saudade – termine portoghese che esprime malinconia, desiderio e nostalgia per qualcosa di perso o mai pienamente avuto – è un assolo che dà voce alla nostalgia e al dolore della famiglia, evocati da vecchie videocassette piene di ricordi e assenze. La famiglia, prima casa emotiva, può essere fonte di stabilità ma anche di ferite profonde. Qui, la saudade è più di nostalgia: è il desiderio di colmare vuoti irrecuperabili. Un viaggio che trasforma il dolore in accettazione e nuova consapevolezza, imparando a vivere con l’assenza e a onorare legami cambiati ma sempre vivi.
“Gli uomini hanno due spiriti, uno animale e uno umano” diceva Paracelso. In scena, un performer, danzatore e trampoliere si trasforma nell’Uomo Selvatico, figura leggendaria dell’arco alpino e maschera arcaica che incarna perfettamente la dualità descritta dall’alchimista rinascimentale. Attraverso tre quadri ispirati al folclore — il corteo carnevalesco di Valtorta, la cacciata dell’inverno e la caccia selvaggia — si dipana un dialogo tra le due anime del Selvatico: quella umana e quella animale, tra benevolo e diabolico, civile e reietto. Selvadech riporta in vita questa figura tradizionale, rinnovandola con la danza contemporanea e l’arte dei trampoli, e aprendosi al presente, senza restare confinata al solo folclore.