Presentazione del libro
Non ti scordar di me. Storia e oblio del genocidio armeno (Liberilibri)
di Vittorio Robiati Bendaud, con saggio introduttivo di Paolo Mieli
Forget-me-not in inglese, Nontiscordardime in italiano, è un imperativo, perfino una preghiera. Questo piccolo e delicato fiore perenne è stato scelto come emblema del centenario del Genocidio Armeno, il Metz Yeghérn, che è stato definito il peccato originale del Novecento. Da allora a oggi, la Repubblica di Turchia, erede diretta dell’Impero ottomano, non è stata sanzionata né punita, come invece accadde alla Germania alla fine della Prima guerra mondiale, né obbligata a fare i conti con la propria tenebra genocidaria, come avvenne successivamente alla caduta del nazismo.
Gli armeni, ancora oggi sotto l’attacco di Ankara e di Baku, sono vittime di pulizia etnica e di etnocidio nei territori dell’Artsakh (o Nagorno-Karabakh) nel silenzio quasi assoluto del mondo libero. Funzionale alle antiche e nuove politiche antiarmene è il negazionismo del Metz Yeghérn, un inquietante e mostruoso “case study” perdurante da oltre un secolo. Tale negazionismo, “di Stato” in Turchia e in Azerbaijan, grazie a politici, giornalisti e intellettuali compiacenti e a finanziamenti a dipartimenti accademici, trova insidiosa sponda anche in Occidente.
Vittorio Robiati Bendaud non solo ci racconta e analizza la storia e le cause di questa colossale tragedia, ma ne mostra anche la bruciante attualità. In tal senso, quindi, il Genocidio Armeno è «tuttora in essere».