con Elia Schilton
al violoncello Irina Solinas
danzatori Sebastien Halnaut, Gianmaria Girotto, Alessandra Cozzi
regia Federica Santambrogio
coreografia Emanuela Tagliavia
musiche originali Irina Solinas
luci Francesco Vitali
costumi Micaela Sollecito
si ringraziano Ilaria Saruggia e Laura Leardini
nell’ultima versione di Guido Ceronetti, terminata nel 2001
produzione Teatro Franco Parenti
E ad ascoltarlo con attenzione ce lo si porta poi dietro per sempre. La voce di Elia Schilton, accompagnata da musica e danza, racconta il mondo, l’essere umano, la sua fragilità, la disperazione, la gioia, il rapporto con il presente e con l’infinito. E in tempi in cui sembrano ritornare le oscurità di ieri, una riflessione sull’uomo è ancora più necessaria.
Nel 1912 George A. Barton scriveva, Chiunque si accosti al Qohélet non può rinunciarvi né ignorarlo, e non gli occorre, eccetto qualche buon dizionario, altro; la sua completezza ammirevole è unica.
In scena le pagine acuminate e illuminanti della versione di Guido Ceronetti, intellettuale, scrittore, giornalista, uomo di teatro e studioso che dal 1955, ha continuato instancabilmente a confrontarsi con il «tumulto verbale» e la «disperata lucidità» di questo «libro assoluto», di questo grande «poema ebraico». Grazie a lui la parola risuona nelle nostre orecchie in tutta la sua imperiosa, dolorosa violenza.