di Jurij Karlovič Oleša
riduzione Franco Parenti
regia Andrée Ruth Shammah
con Franco Parenti, Bob Marchese, Oreste Rizzini, Chiara Toschi, Giovanni Battezzato, Pinara Pavanini, Chicca Minini, Laurent Gerber, Bruno Pagni, Alberto Ricca, Giorgio Melazzi, Sergio Giuffrida, Alberto degli Uomini
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Fiorenzo Carpi
Si può modificare l’uomo? L’uomo può modificarsi? Bastano la ragione e la comprensione rivoluzionaria dei nuovi rapporti sociali a liberare l’uomo dalle sue più oscure identificazioni? O il cuore e la mente saranno sempre un insolubile dilemma? Il cuore come storia individuale e la mente come costruzione inarrestabile del sociale?
Possiamo vedere un mondo nuovo al di fuori degli individui che lo testimoniano? Possiamo vedere l’alternativa a questo se non, ugualmente, in altri individui che ce la sottopongono? Lo smarrimento, la lacerazione, il rifiuto a fronte di rappresentazioni conflittuali inaccettabili entrambi, è solo decadente individualismo, inesorabile solitudine, o ansia (utopia – tensione) verso qualcosa che sta oltre ancora i termini dell’alternativa presente, prefigurando una redenzione completa del tragico rapporto individuo-società?
Queste le inquietanti domande di Oleša tramite il suo Kavalerov de La Congiura dei Sentimenti, queste le ragioni di una scelta. Molière, Nestroy, Wedekind, Oleša: l’individuo sradicato. Cercavamo un testo che contenesse lo stato un po’ confusionale della ricerca di un’ideologia, in un periodo di trasformazioni sociali.
Se la ricerca dei precedenti spettacoli era stata principalmente improntata al tema della crisi della borghesia, vista all’interno della borghesia stessa, cioè il filone di un certo pessimismo, un campanello d’allarme in un contesto cultural-teatrale gonfio di incertezze e di trionfalismi, la necessità che abbiamo sentito a questo punto è stata di trasferire la ricerca dentro momenti e periodi più ricchi del fermento che sentivamo dentro di noi. Ci siamo interessati di temi che riguardassero il post-rivoluzione. Abbiamo accarezzato a lungo l’idea di rappresentare La Morte di Danton di Buchner, abbandonando poi il progetto per troppe difficoltà materiali. Ci siamo soffermati sul periodo – ancora inesplorato — che va dalla rivoluzione sovietica all’avvento dello stalinismo. Ecco apparire Babel, ecco il romanzo Invidia di cui Parenti sapeva esistere un rifacimento teatrale. Milly Martinelli è riuscita a procurarselo e ce le ha tradotto. Ne abbiamo parlato con Ettore Capriolo che possedeva la versione inglese. Abbiamo lavorato per restituire la freschezza, la forza poetica, l’originalità fantastica con cui Oleša tratta gli argomenti che ci interessavano. Come tutti i testi che si decide di mettere in scena, La congiura dei sentimenti ci appare oggi necessario, utile, stimolante, importante da rappresentare.
– Cooperativa Teatro Franco Parenti
Il pregio di una regia in cui realismo e fantasia, verità e sogno, si fondono in un prezioso e pungente tessuto scenico che gli elementi mobili e i costumi di Gianmaurizio Fercioni servono alla perfezione, così come le musiche di Fiorenzo Capri. La Shammah ha trovato una chiave eccellente – fra l’apologo e il dramma – per far vivere ciascuno dei personaggi in una sua dimensione completa.
– Paolo Emilio Poesio, La Nazione