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Io, l’erede

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Io, l’erede

Dal programma di sala – di Luca De Filippo

Ricordo le serate passate tanti anni fa con Franco e mio padre, d’estate al mare, in un momento di riposo e di serenità. Parlavano fino a tardi di teatro, di progetti, del desiderio di lavorare insieme. Ricordo d’averli visti entusiasti, l’uno dell’altro, durante le prove a Milano di Ogni anno punto e a capo e le repliche di Uomo e galantuomo. Ricordo un’amicizia ed una stima che li ha legati per sempre. Un intreccio composto di medesimi interessi, del medesimo rigore artistico. Ricordo la dedizione, l’ammirazione e l’amore con cui Andrée ha affiancato Franco, sia nella vita che nel lavoro. Ricordo tutte le volte che si sono cercati, Andrée ed Eduardo, per scambiarsi un’opinione, un conforto o una verifica sulle proprie reciproche idee. Come solo due persone che hanno grande considerazione l’uno dell’altro desiderano fare.

Oggi va in scena Io, l’erede diretto da Andrée nel teatro di Franco ed io ne sono felice. È come se quest’avvenimento fosse la conferma della prosecuzione del profondo legame che ha unito tre persone. Ma non solo per questo; Io, l’erede è una commedia complessa, difficile, direi quasi scomoda nel suo non concedere e nell’analisi spietata della miseria dei nostri sentimenti e dell’ipocrisia che a volte si cela dietro la facciata del perbenismo e della solidarietà sociale. La scelta di questo testo per affrontare, per la prima volta, la drammaturgia di Eduardo testimonia in Andrée la coraggiosa esigenza di chi, con profonda maturità artistica, riconosce al teatro l’importante funzione di coscienza collettiva. Sono sicuro che la commedia è in buone mani, non fosse altro che per l’amore con cui verrà messa in scena. Lo stesso amore con cui Andrée da vita, giorno dopo giorno, caparbiamente, al sogno di Franco. Il suo Teatro.

Le voci di dentro – di Andrée Ruth Shammah

Io, Andrée, l’erede… di quale eredità?

Dell’amore per un teatro di parola, di quella parola fatta per essere recitata e dunque – per necessità – tradita? Tradire il modello originale per dargli vita nel presente, vita autonoma. Ma questa necessità richiede coraggio e forza di convinzione, un coraggio che nasce da una forte necessità. Ed è lì, proprio lì, il punto di partenza, la spinta. L’eredità.

Io adesso, ho bisogno di fermarmi.

Dopo tanto frastuono di sovrapposizioni, ragionamenti, emozioni, lampi di ricordi accanimento, dettagli, dettagli dentro al tutto in cui perdersi, ho bisogno di silenzio.

Per cercare dentro di me la risposta a quella domanda.

Ed ecco venire da lontano come una Musca dolcissima e sottile, le voci, le voci di dentro: sopracciglia alzate, occhi sgranati, giudizi sul mondo e confidenze. Le loro voci.

Nel metterlo in scena, Andrée Ruth Shammah ha scelto un approccio rigorosamente antifilologico, emendandolo di quel tanto di vernacolare che ancora rimaneva nella versione in lingua e affidando la parte vagamente pirandelliana del protagonista al giovane Tommaso Ragno, la cui recitazione scandita e sonora è esente da qualsiasi tentazione mimetica nei confronti del grande modello eduardiano.

– Giovanni Raboni, Corriere della Sera


S’è impegnata al massimo la Shammah, riuscendo a dimostrare non soltanto che Eduardo-autore non abbisogna necessariamente di Eduardo-attore, ma altresì l’universalità della sua opera. […] Merito della regia è inoltre quello di puntare su un protagonista non ancora trentenne e su un complesso di attori che valorizzano al massimo molto ruoli in apparenza marginali.

– Gastone Geron, Gente Vita Culturale


La commedia funziona benissimo, anche senza il pittoresco napoletano della prima versione; la regista ha saputo dominare questo testo «scomodo nell’analisi spietata dell’ipocrisia nascosta dietro il perbenismo» (parole di Luca De Filippo) scegliendo anzitutto, attori “bene in parte”, come si dice ing ergo; dirigendoli con molto cura e riuscendo con tempi giusti, misura nel grottesco e brillanti coloriture espressive, a stemperarne il “pirandellismo” a tratti scoperto dal gioco della commedia di costume. […] questa produzione del Franco Parenti merita proprio una lunga tournée e magari, la ribalta televisiva di “Palcoscenico”.

– Ugo Ronfani, Il Giorno

Seconda edizione – Ottobre 2002

di Eduardo De Filippo
regia Andrée Ruth Shammah
con Corrado Tedeschi, Tommaso Banfi, Marta Comerio, Francesco Cordella, Gabriella Franchini, Elisa Lepore, Franco Maino, Marisa Miritello, Gabriella Poliziano, Alessandro Quattro
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
luci Marcello Jazzetti


Terza edizione – Aprile 2008

di Eduardo De Filippo
regia Andrée Ruth Shammah
con Geppy Gleijeses, Umberto Bellissimo, Margherita di Rauso, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Gabriella Franchini, Milvia Marigliano, Valentina Tonelli
e con la partecipazione di Marianella Bargilli
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
luci Marcello Jazzetti
produzione Teatro Franco Parenti e Teatro Stabile di Calabria