di Eduardo De Filippo
regia Andrée Ruth Shammah
con Corrado Tedeschi, Marta Comerio, Gabriella Franchini, Miro Landoni, Elisa Lepore, Gabriella Poliziano, Tommaso Ragno, Carlina Torta, Giovanni Vettorazzo
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
Ricordo le serate passate tanti anni fa con Franco e mio padre, d’estate al mare, in un momento di riposo e di serenità. Parlavano fino a tardi di teatro, di progetti, del desiderio di lavorare insieme. Ricordo d’averli visti entusiasti, l’uno dell’altro, durante le prove a Milano di Ogni anno punto e a capo e le repliche di Uomo e galantuomo. Ricordo un’amicizia ed una stima che li ha legati per sempre. Un intreccio composto di medesimi interessi, del medesimo rigore artistico. Ricordo la dedizione, l’ammirazione e l’amore con cui Andrée ha affiancato Franco, sia nella vita che nel lavoro. Ricordo tutte le volte che si sono cercati, Andrée ed Eduardo, per scambiarsi un’opinione, un conforto o una verifica sulle proprie reciproche idee. Come solo due persone che hanno grande considerazione l’uno dell’altro desiderano fare.
Oggi va in scena Io, l’erede diretto da Andrée nel teatro di Franco ed io ne sono felice. È come se quest’avvenimento fosse la conferma della prosecuzione del profondo legame che ha unito tre persone. Ma non solo per questo; Io, l’erede è una commedia complessa, difficile, direi quasi scomoda nel suo non concedere e nell’analisi spietata della miseria dei nostri sentimenti e dell’ipocrisia che a volte si cela dietro la facciata del perbenismo e della solidarietà sociale. La scelta di questo testo per affrontare, per la prima volta, la drammaturgia di Eduardo testimonia in Andrée la coraggiosa esigenza di chi, con profonda maturità artistica, riconosce al teatro l’importante funzione di coscienza collettiva. Sono sicuro che la commedia è in buone mani, non fosse altro che per l’amore con cui verrà messa in scena. Lo stesso amore con cui Andrée da vita, giorno dopo giorno, caparbiamente, al sogno di Franco. Il suo Teatro.
Io, Andrée, l’erede… di quale eredità?
Dell’amore per un teatro di parola, di quella parola fatta per essere recitata e dunque – per necessità – tradita? Tradire il modello originale per dargli vita nel presente, vita autonoma. Ma questa necessità richiede coraggio e forza di convinzione, un coraggio che nasce da una forte necessità. Ed è lì, proprio lì, il punto di partenza, la spinta. L’eredità.
Io adesso, ho bisogno di fermarmi.
Dopo tanto frastuono di sovrapposizioni, ragionamenti, emozioni, lampi di ricordi accanimento, dettagli, dettagli dentro al tutto in cui perdersi, ho bisogno di silenzio.
Per cercare dentro di me la risposta a quella domanda.
Ed ecco venire da lontano come una Musca dolcissima e sottile, le voci, le voci di dentro: sopracciglia alzate, occhi sgranati, giudizi sul mondo e confidenze. Le loro voci.
di Eduardo De Filippo
regia Andrée Ruth Shammah
con Corrado Tedeschi, Tommaso Banfi, Marta Comerio, Francesco Cordella, Gabriella Francihini, Elisa Lepore, Franco Maino, Marisa Miritello, Gabriella Poliziano, Alessandro Quattro
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
luci Marcello Jazzetti
di Eduardo De Filippo
regia Andrée Ruth Shammah
con Geppy Gleijeses, Umberto Bellissimo, Margherita di Rauso, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Gabriella Franchimi, MIlva marigliano, Valentina Tonelli
e con la partecipazione di Marianella Bargilli
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
luci Marcello Jazzetti
produzione Teatro Franco Parenti e Teatro Stabile di Calabria