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L’amante

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L’amante

Note di regia di Andrée Ruth Shammah – dal programma di sala

L’amante – Com’è nato
Luca De Filippo aveva voglia di verificare un tipo di teatro meno “teatrale” di quello per cui è conosciuto, dove il non detto è parte fondamentale del dialogo. La proposta de L’amante di Pinter lo intrigava.
“Andrée, mi aiuti tu?” (Ci eravamo appena ri-trovati per Io, l’erede di Eduardo, ritrovati nella stima e nell’amicizia).
“Con gioia!”
“Ci vuole una donna particolare, un’attrice che crei la giusta chimica erotico-teatrale con me”.
Penso ad Anna Galiena. “Va bene. Quando si comincia?”
Avevo diretto Anna Galiena al Teatro Franco parenti ne La vita è un canyon e si è dimostrata entusiasta del testo di Pinter, di Luca, di riprendere il lavoro con me. Eravamo da tempo in attesa di un nuovo progetto insieme. Si parte anche grazie ad un incentivo della produzione da parte del Festival di Benevento.

Metodo di lavoro
Una settimana passata a tavolino al controllo meticoloso della traduzione, della partitura musicale (alcune battute creano una musicalità che va assolutamente rispettata in questa fase del lavoro). Piccolissimi aggiustamenti: il British Museum diventa “al museo, la City è “in ufficio”, la signora Owen diventa la signora Lopez (nome più internazionale). Questo primo impatto serve per creare l’incontro tra i due attori di provenienza così diversa (Anna è in questa fase molto cinematografica, Luca molto teatrale) e tra loro e Pinter.

Segue un periodo molto intrigante e interessante di lettura del sottotesto che si è rivelato molto più proficuo con ipotesi di ciò che accade ai personaggi nel tempo in cui non sono in scena e nei tempi tra un quadro e l’altro. Un periodo che ci porterà successivamente a far vivere non ciò che viene detto ma ciò appunto che passa nelle pause, negli sguardi, nell’emozione controllata o non controllata. Si parla, ci si racconta il testo e si improvvisa a porte chiuse sul rapporto di forza uomo-donna, donna-uomo, attrazione-rispetto, paura-verità, ecc … Capiamo subito tutti e tre che i tabù della coppia borghese sono la parte più evidente dalla quale era indispensabile partire ma che a noi interessava andare oltre. […]

Conclusione
Nessuna pretesa di dire la parola finale sulle intenzioni segrete di Pinter. Questo è il risultato “appassionato” che con pazienza, conquistata “maturità”, gioia e tremore, siamo riusciti a costruire.

La finezza, l’ironia, il gusto, l’eleganza di Andrée Ruth Shammah hanno fatto, della flebile commediola, uno spettacolo di deliziosa suggestione, aggraziato dalla bellissima scena di Gianmaurizio Fercioni, dalla controllatissima interpretazione di Luca De Filippo e dalla tonificante, generosa presenza di Anna Galiena. Un caldissimo successo.

– Carlo Maria Pensa, Famiglia Cristiana


Il breve spettacolo è condotto con una regia minuziosa, duttile, allusiva, come una commedia brillante, anche per il “plusvalore” scenico dei due attori. Senza mai scendere nelle facili approssimazioni, badando a mantenere l’atmosfera inquietante di un gioco teatrale.

– Ugo Ronfani, Il Giorno


La regia di Andrée Ruth Shammah sottolinea accortamente i riferimenti allusivi dell’intrigante copione, conservando al tradimento un’aura di sublimazione intellettuale più che di carica erotica, assecondata dalla scenografia di Gianmaurizio Fercioni che porta in primo piano il soggiorno dove avvengono i colloqui dei due coniugi.

– Gastone Geron, Hystrio


La regia di Andrée Ruth Shammah guida con precisione l’espressività dei protagonisti Anna Galiena e Luca De Filippo, che danno vita a uno spettacolo gradevole e a tratti inquietante.

– Magda Poli, Corriere della Sera

II edizione – Ottobre 2009

di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Andrée Ruth Shammah
con Anna Galiena e Roberto Trifirò
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Francesca Faini
luci Domenico Ferrari

produzione Teatro Franco Parenti