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La Cecchina

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La Cecchina

Note di Andrée Ruth Shammah – dal programma di sala

La mia ambizione con questa Cecchina è stata, dal primo momento, di far nascere uno spettacolo gradevole il più possibile (è cosi gradevole la musica di Piccinni), ma anche e soprattutto un modo di far teatro musicale in Italia, fuori dalle istituzioni, ma creando con le istituzioni una rete di collaborazioni e scambi che avrebbero permesso al nostro Teatro, con gli improbabili mezzi economici di cui dispone, di produrre senza rinunciare alla ricerca della qualità.

Sono convinta che uno spettacolo è davvero bello non quando fa di questa bellezza un puro vanto fine a se stesso, ma quando riesce a suggerire nuove soluzioni artistiche create da nuove soluzioni produttive.

Determinante è stata in questo progetto, e mi auguro lo sarà ancora per il futuro, la collaborazione che Carlo Fontana e il Teatro alla Scala hanno saputo offrire con l’Accademia di canto e il Corso di perfezionamento per scenografi e costumisti.

Qui le possibilità di scambio sono davvero interessanti. I giovani appena usciti o quelli ancora impegnati nell’Accademia hanno un’esperienza di palcoscenico molto limitata. E l’occasione di lavorare subito in una produzione con una regista come me, abituata ad organizzare il caos (da me stessa prodotto!), può essere per loro un’esperienza forte, utile per la loro crescita e per me le loro voci (selezionate tra giovani cantanti di tutto il mondo) un vero regalo e una garanzia per il risultato musicale dello spettacolo.

Tra i debutti e le collaborazioni preziose tengo a sottolineare, sotto la voce scene e costumi, quello dell’architetto Piero Castellini Baldissera che, oltre ad aver messo a disposizione il suo talento e il suo buongusto, ci ha permesso di utilizzare le sue preziose stoffe (C&C) che hanno dato una luminosità e una bellezza ai costumi come raramente si vedono sui nostri palcoscenici.

L’amore poi, la delicatezza e l’accuratezza con cui è stata realizzata la scena, le trasparenze della scena — magistralmente illuminate dal mio collaboratore di sempre Marcello Jazzetti (come me non tanto giovane ma capace di tanta freschezza) – questo tipo di amore per il lavoro non lo si trova in un normale laboratorio di scenografia, ma è ancora possibile fra giovani scenografi appassionati che non si lasciano sfuggire la possibilità di migliorare un fondale di tulle con un colpo di pennello, sotto l’attenta guida del loro maestro Angelo Sala.

A tenere insieme la “baracca”, cioè le diverse anime del progetto, con gli entusiasmi e l’inevitabile rovescio di delusioni e disorganizzazione: la sottoscritta! Nel ruolo di regista (che è poi il mestiere di chi sa immaginare il risultato desiderato e sa come arrivarci il più possibile vicino) ma, anche e soprattutto, nel ruolo di chi si accanisce in tutti i modi per trovare e creare le condizioni per far vivere un teatro fuori dalla routine e dalla facilità.

Questa Cecchina è dovuta alla qualità di Andrée Ruth Shammah. Un lavoro di mesi effettuato insieme con due eccezionali équipe musicali, l’orchestra barocca della civica scuola di Milano e i Solisti dell’Accademia di canto del Teatro alla Scala […] tra le “perle” dello spettacolo, la ricostruzione minuziosa del settecento letterario, culturale e musicale.

– Giuseppe Tropea, Il Giornale


Nelle scene leggerissime e molto eleganti di Piero Castellini, la regista Andrée Ruth Shammah ha potuto mostrare alcuni numeri di repertorio buffo con una bella verve e qualche momento felice di buona memoria teatrale.

– Lorenzo Arruga, Il Giorno


Andrée Ruth Shammah ha pensato una regia agile e scattante, basata su due elementi. Il primo è la chiara tipizzazione dei personaggi che risultano immediatamente leggibili nella loro funzione drammatica. Il secondo è l’agile racconto dell’ intreccio […] la Shammah ha saputo coinvolgere il pubblico, trasformando l’opera in un divertente e divertito gioco. Ha sapientemente utilizzato la giovane età dei componenti del cast e la loro naturale immediatezza.

– Giancarlo Landini, L’Opera