di Dacia Maraini
regia Andrée Ruth Shammah
con Ivana Monti, Cochi Ponzoni, Andrea Jonasson, Gabriella Franchini, Flavio Bonacci, Luca Sandri, Bob Marchese
scene Alessandro Camera
costumi Silvia Polidori
musiche Michele Tadini
luci Marcello Jazzetti
produzione Teatro Franco Parenti
La cosa più difficile di questo mondo è guardare con i propri occhi quello che sta sotto il proprio naso.
– Johann Wolfgang Goethe
Mayer è un uomo eccessivo, talmente stravagante da vedere esotiche rivelazioni anche nelle cose più ovvie. Carla è una donna solitaria, madre di un figlio venticinquenne, intellettuale e ragazzina distratta che parla con gli oggetti. Avvicinati a causa dei loro figli che vogliono “mettere su casa insieme”, lui, una mente in subbuglio, lei, una testa che è un colabrodo, Carla e Mayer si incontrano. Con le sue battute folgoranti, Mayer entra nella vita di Carla perché vuole decifrare la diffidenza che prova nei confronti del figlio di lei e finisce per parlare di sé, per svelarsi sempre più a ogni incontro, a ogni caffè che Carla gli prepara nei tempi sottratti all’urgenza di una traduzione da consegnare e all’invadenza di una segreteria telefonica messa fra lei e il mondo. In mezzo a loro, la loro stessa vita già in buona parte vissuta, i ricordi che affiorano, una moglie senza più misteri, e soprattutto una ferita, quella dell’Olocausto, che vede Mayer dalla parte delle vittime e Carla, inconsapevole o mistificatrice per amore, da quella dei carnefici. È una ferita per Mayer ancora sanguinante che lo rende diffidente e all’erta. Una ferita che ha bisogno di essere riconosciuta e viene condivisa nel momento in cui Mayer, dopo avere incuriosito Carla, la intenerisce e il suo amore comincia a spaventarla e a contagiarla. Il reciproco svelare, rivelare e porre nelle mani dell’altro tutto il proprio bagaglio di contraddizioni e fragilità, si dilata alla visione del nostro mondo e dei suoi conflitti. Recuperare l’integrità dell’essere umano alla catena deformante della vendetta, porta a un più vasto, e anche questa volta reciproco, riconoscimento di errori e responsabilità e al rispetto delle ferite di quelli che stanno dall’altra parte, perché non esistono innocenti più innocenti degli altri.
Nasce così, dall’atto unico di Dacia Maraini, con la leggerezza della commedia anche quando si addentra in temi importanti e attuali, uno spettacolo che, dal duello interpretativo a colpi di ironia di due grandi attori quali Ivana Monti e Cochi Ponzoni, con la regia di Andrée Ruth Shammah arriva a mettere a fuoco, complice la stessa autrice, gli aspetti che più collegano i nostri universi personali al giro della storia e a quello vorticoso della nostra bruciante attualità.
Ecco una commedia che solo per la bravura di Ivana Monti con Cochi Ponzoni e soprattutto per la regia di Andrée Ruth Shammah vale la pena di applaudire.
– Carlo Maria Pensa, Famiglia Cristiana
Una storia che la regista governa con bella eleganza, sottigliezza e intelligenza, con sipari di seta che ondeggiano tra una scena e l’altra come veli di memoria che cercano di aprirsi per poi richiudersi sulla stessa stanza di sempre, disordinata e vitale, sulla stessa quotidianità, sulla stessa avvelenata ingenuità del Tempo.
– Magda Poli, Corriere Della Sera
Messa in scena con affettuosa partecipazione e sensibilità da Andrée Ruth Shammah nelle semplici scene di Alessandro Camera, […] la commedia è interpretata da una leggera, testarda, umanissima Ivana Monti e da Cochi Ponzoni che dilata con suggestioni da teatro dell’assurdo il personaggio di Mayer. Due interpreti calibratissimi e ottimamente scelti che riescono a mantenere il ritmo del testo.
– Maria Grazia Gregori, l’Unità