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Dove ci porta questo treno blu e veloce

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Dove ci porta questo treno blu e veloce

Massimo Sgorbani è uno degli autori più interessanti nel panorama teatrale, con testi che si impongono per forza emotiva con una scrittura limpida che scandaglia con lucidità pietosa nelle pieghe del nostro presente. La speranza assurda di chi non ha più speranza diventa una piccola storia carica di echi in Dove ci porta questo treno blu e veloce, il monologo scelto da Andrée Ruth Shammah per Sabrina Colle.

Protagonista è una giovane donna che, con candore, emerge dallo scenario di guerra e di disperazione che stringe la sua terra, il Kosovo. Costretta a prostituirsi, come nel più naturale dei percorsi per una ragazza in stato di miseria e necessità, la sua grazia la porterà a trasformare la caduta in una vera e propria ascesi. Questa condizione, anche difronte all’evidenza dell’abbandono, le permetterà di vedere il soldato che approfitta di lei come il salvatore, che un giorno la condurrà lontano da quei campi di morte, verso la ‘terra promessa’.

Sgorbani disegna, per la giovane e bella Kosovara, un percorso scandito in quattordici brevi stazioni, indicate dall’accendersi di una luce che alluderà a quella della sua beatificazione. Le stazioni che lei dovrà percorrere sono quelle della paura, delle bombe, dei campi colmi di ‘pezzi’ di morti, sparsi come fiori da raccogliere; quelle dell’amico di famiglia che la inizia alla prostituzione, del soldato che le ha promesso di portaria con sé, lontano da Pristina alla ricerca di un mondo migliore. Come in una bella favola, lei attende il “treno blu e veloce” che la salvi e la renda beata. Sgorbani tratta questa materia con garbo, con un linguaggio dai ritmo poetico trascendendo le brutture della guerra in un alone di inquietante misticismo.

A saldare due storie di incomunicabilità tra donna e uomo, madre e figlio, è la mano esperta di Andrée Ruth Shammah che ha voluto rileggere l’opera di Massimo Sgorbani, al suo debutto nazionale con l’accostamento di due lavori del drammaturgo milanese. Il primo le cose sottili nell’aria e il secondo, dove ci porta questo treno blu e veloce.

– Lucia Galli, Il Giornale


È una bambina perduta. Non un’attrice. È questo il miracolo di Andrée, colto perfettamente da Osvaldo Guerrieri, il quale osserva che, in quella condizione, nella desolazione del Kosovo, non è consentito recitare e neppure assumere pose forzate ed espressionistiche “ la vicenda della prostituta si esprime in un bisbigl soffocato al quale Sabrina Colle non dà movimento e anzi riduce una sorta di inezia sempre uguale, mai deviata, mai spezzata”.

– Vittorio Sgarbi, Libero


Andrée Ruth Shammah ha creato attorno a questa figurina nata dal rimorso di spettatori lontani e disincantati uno straziante spazio della memoria collettiva. Dove il campo di morte di un Kosovo si muta come per magia nel ricordo vivo e operante del suo teatro. Ossia lo spazio del Franco Parenti di oggi e di ieri.

–Enrico Groppali, Il Giornale