di Claire Dowie
regia Andrée Ruth Shammah
con Sara Bertelà
produzione Teatro Franco Parenti
Seconda tappa del percorso teatrale di Andrée Ruth Shammah
L’Emozione della Complessità. Capire il Presente
Un club notturno, un locale tra segni di modernità e un’eco del passato: un po’ cinema, un po’ cocktail bar, luogo d’incontro, di dibattito e di chiacchiere intime. Un locale in cui si rispettano le differenze e convivono l’intrattenimento musicale e numeri d’avanspettacolo, recital estemporanei e proiezioni, illusioni e acrobazie. Un locale dall’atmosfera ambigua dove ognuno, artisti e pubblico, cerca di rappresentarsi e dove è possibile incontrare delle guest star che, con la loro presenza a sorpresa, arricchiscono il programma delle serate. È in mezzo a tutto ciò, mentre uno stanco cameriere passa tra i tavoli, che Helen sale sul palco per fare il suo spettacolo. Sembra un divertissement ma è una confessione.
Torna nella versione italiana il testo forse più famoso di Claire Dowie, vero campione della stand up comedy, il movimento drammaturgico inglese contemporaneo, incentrato sulla rappresentazione in chiave ironica delle problematiche connesse alla sessualità e all’identità di genere.
Sto diventando un uomo è il racconto dell’incubo di una donna omosessuale che vede le sue forme femminili modificarsi in un corpo maschile. È un processo inarrestabile che costringe Helen a ripensare tutti i suoi comportamenti, a nascondersi con l’amica, a negarsi al telefono. Come nelle Metamorfosi di Kafka la visione che di lei hanno coloro che le stanno vicini finisce con il trasformarla in ciò che vuole la società. “Vengono prese in considerazione solo due possibilità” dice Claire Dowie “se non sono una donna, devo essere un uomo, se non sono etero, devo essere gay”. Come Hanna, la protagonista della prima tappa del percorso di Andrée Ruth Shammah dentro le emozioni della complessità, questa donna, Helen, racconta semplicemente il desiderio di essere amati per quello che si è.