di Antonio Tarantino
regia Andrée Ruth Shammah
con Ivana Monti e Laura Pasetti
scene e costumi Gianmaurizio Fercioni
musiche Michele Tadini
disegno luci Gigi Saccomandi
produzione Teatro Franco Parenti
Dietro la scena c’è un palcoscenico.
Una dichiarazione di verità. Non siamo solo all‘interno della casa di Donna Franca ma in un teatro in cui è stata montata una scena, in parte costruita e in parte invece solo accennata da un trompe-l’oeil. Una grande porta. Una soglia? Un simbolo forte di tutte le ambiguità che nutrono questo testo e il modo in cui pretende di essere raccontato.
È stato importante avere al mio fianco l’amico di sempre Gianmaurizio Fercioni.
Anche la musica di Michele Tadini opera su due livelli: quello dei sentimenti, dell‘emotività e quello dell’inquietudine, della minaccia del presente, della ricerca di una inesorabilità. Una musica incompiuta, spezzata. Una pulsazione continuamente frammentata dell’azione.
Tutto tende a sottolineare questa dicotomia continua tra la verità della storia e la dimensione delle azioni interiori.
Le due interpreti entrano vestite esattamente nello stesso modo, spogliate dal loro ego e pronte ad assumersi la vicenda sulle spalle. Non per sfogare il loro talento ma per mettersi al servizio del testo. Alcune parole si trasformano in commenti al testo a volte nella verità teatrale a volte, invece, nella distanza.
Sul finale, al centro della scena, una sola immagine forte: una scatola che contiene “una promessa di felicità o un ordine perentorio”.
Appoggiata su due cavalletti potrebbe rappresentare una bara che propone alla donna di rinunciare a se stessa, è la morte di una parte di sé, quella che tutte le donne vorrebbero non fare morire mai.
Non è un caso che il debutto avverrà l’8 marzo in occasione della Festa della donna.
Senza I’intelligenza delle due attrici e la presenza di persone che mi seguono da anni, probabilmente avrei avuto ancora più difficoltà nel portare in scena questo difficile ma affascinante testo di Antonio Tarantino.
– Andrée Ruth Shammah