Adattamento e regia di Alberto Oliva e Mino Manni
da I Fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij
con Mino Manni e Francesco Meola
Costumi Marco Ferrara
disegno luci Alessandro Tinelli
Lo spettacolo fa parte di Prospettiva Dostoevskij
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Il capitolo più misterioso, per il suo particolare stile grottesco, dell’ultimo grande romanzo di Dostoevskij prende vita in uno spettacolo al confine tra la realtà e l’allucinazione, per sondare le radici del male. L’allestimento punta a sottolineare la dimensione del contrasto, del conflitto, degli opposti che si incontrano e collidono quando non possono più essere tenuti distanti. Ci troviamo in un ambiente degradato, logoro e sudicio, come a dare una rappresentazione esterna dell’anima di Ivan: un bagno che dovrebbe fungere da luogo della purificazione e della pulizia e che, al contrario, è più sporco di una latrina pubblica, abbandonato al degrado. Ma il bagno è il luogo tipico della solitudine, dell’incontro con se stessi davanti allo specchio, l’incontro con il proprio doppio. Il testo affronta il tema dell’ingiustizia del male, l’orrore di vedere l’innocenza dei bambini – vittime inermi – costretta a pagare la perversione che, in molti uomini, ha la meglio sul loro lato umano; ma, soprattutto, l’orrore che nasce nell’uomo quando comprende che il male in sé è seducente nonché endemicamente parte del proprio essere.
Il giovane Ivan si confronta con il lato oscuro della propria anima, interpretato da Mino Manni alle prese con un diavolo sorprendente e imprevedibile, in un dialogo divertente, sagace, estremo, di straordinaria potenza: “Il diavolo e Dio sono sempre in lotta tra loro, e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo”.