Adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
da Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij
Lo spettacolo fa parte di Prospettiva Dostoevskij
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«Qui sta il punto: sono un bruto, o sono io stesso una vittima?
La ragione è schiava della passione: io forse ho rovinato più di ogni altro me stesso.»
Svidrigajlov è un personaggio straordinario, cui Dostoevskij dedica molte pagine nella seconda parte di Delitto e castigo. Essendo il suo un romanzo uscito a puntate, l’autore si è potuto permettere digressioni dalla linea narrativa principale, approfondendo personaggi, fatti e situazioni che incontrano solo sporadicamente la trama principale. Svidrigajlov, incallito giocatore che scommette su se stesso per tutta la vita, giocando ai limiti del consentito una partita senza esclusione di colpi col destino, si innamora di Dunja, la candida sorella di Raskolnikov e incrocia il destino del protagonista, anche perché origlia una scomoda confessione che egli fa a Sonja. Da questi intrecci Dostoevskij si discosta per farci conoscere Svidrigajlov dall’interno, penetrando in soggettiva nella sua mente contorta e piena di contraddizioni e raccontandoci il passato di un uomo che si definisce “malato”, come il protagonista delle Memorie dal sottosuolo. E anche lui, infatti, è un personaggio del sottosuolo, anzi, un topo, come quelli che vede in un delirio di allucinazioni nell’ultima notte della sua vita, quella che precede il suicidio, estremo e definitivo atto di coraggio e di sfida alla morte.
Con questo spin off che stringe il fuoco su un personaggio che inevitabilmente non potrà avere troppo spazio nell’adattamento di Delitto e castigo, possiamo rendere merito ad alcune pagine di grande impatto teatrale e approfondire dei temi che ci stanno molto a cuore – in particolare il rapporto tra uomo e donna che diventa quello tra vittima e carnefice in costante mutamento tra loro.