di Renato Sarti
con la consulenza di Fabio e Roberto Todero, Lucio Fabi
e IRSEC – Istituto regionale per la storia della Resistenza
e dell’età contemporanea del Friuli-Venezia Giulia
con Valentino Mannias e Renato Sarti
regia Renato Sarti | scena Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro | disegno luci Luca Grimaldi
produzione Teatro della Cooperativa
con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2015
Se si guarda fuori dai finestrini del treno che da Monfalcone porta verso Trieste, si nota una larga collina che domina gli acquitrini su cui è sorto il cantiere navale. È il monte Hermada, che nella Prima guerra mondiale divenne “la porta di Trieste”, avamposto di quella lunga linea di fortificazioni che si sviluppava fino al Trentino. Sulle sue brulle e pietrose pendici si consumò un’ecatombe di fanti italiani e austriaci, anche se la vetta rimase sempre saldamente in mano a questi ultimi. Il San Michele, invece, è un monte più vicino a Gorizia. Alle sue falde, insieme a bersaglieri e soldati provenienti dalla Calabria e da altre regioni, arrivarono dei reggimenti della Brigata Sassari, formata interamente da sardi che avevano in comune la terra, la lingua, e una durissima vita che li aveva temprati a ogni avversità. La distanza fra l’Hermada e il San Michele è inferiore al tiro di un mortaio. Durante la guerra, anche per i bombardamenti e gli incendi che ne derivavano, queste due alture erano delle grigie pietraie. Gli anni sono passati e il rimboschimento ha mutato quei paesaggi spettrali. Oggi riesce davvero difficile pensare che i rivoli carsici di quelle zone, per mesi e mesi, siano stati irrorati e tinti di rosso. Il Fato ha voluto che mi trovassi ad aprire un teatro proprio nella milanese via Hermada.
Ho visto in questa combinazione una sorta di “chiamata” a ricordare teatralmente quella immane tragedia che è stata la Grande Guerra, e l’ho fatto attraverso l’immaginifico dialogo tra i due monti.
Renato Sarti