di Domenico Starnone
tratto dall’omonimo romanzo edito da Einaudi
con Silvio Orlando
e con (in ordine alfabetico) Pier Giorgio Bellocchio, Roberto Nobile, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera, Matteo Lucchini
regia Armando Pugliese
scene Roberto Crea
costumi Silvia Polidori
musiche Stefano Mainetti
luci Gaetano La Mela
produzione Cardellino Srl
Torna, dopo il “tutto esaurito” dello scorso anno, Lacci.
Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto di una fuga dal quotidiano, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.
Silvio Orlando, uno dei volti più amati del nostro cinema, è interprete di quel dubbio, quel quesito che attanaglia molti di noi: cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo quando torniamo sui nostri passi?
Un uomo, una donna e la parabola di un drammatico e rabbioso naufragio matrimoniale.
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». Si apre così la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e a domande che non trovano risposta.
Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi; lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità.
Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo quando scegliamo di tornare sui nostri passi?