Archivio / Teatro

L’ora sospesa

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L’ora sospesa

Siamo in una casa di riposo, una particolarissima casa di riposo. Gli ospiti sono tutti attori, vecchi attori, testimoni di un teatro che ormai si può solo
ricordare, ma del quale imperterriti continuano a parlare. Si incontrano, per fare colazione, nell’Ora sospesa, quel magico lasso di tempo che
precede appena l’alba, in cui ancora non è giorno ma non è nemmeno più notte, in cui veglia e sonno si confondono e si può credere quasi a tutto.

Ma oggi è una giornata particolare, in cui nulla sembra andare come al solito, in cui tutti sono mattinieri e qualcuno sembra essere addirittura sonnambulo. Tra sogni, bisticci, biscotti e caffè si avvicina l’alba e sempre di più si confondono realtà e finzione, in un susseguirsi di ricordi e di memorie che come in un gioco di specchi possono ingannanare ed al contempo svelare la più pura delle verità.

Il teatro è finzione ed al contempo è umanità. L’Ora sospesa sembra ricordarlo ad ogni battuta, ad ogni entrata di un nuovo personaggio, ed è questo uno dei suoi lati più divertenti ed al contempo commoventi. Tutti i personaggi in scena hanno un unico, grande, amore: il palcoscenico. Lo sognano, lo ricordano, lo anelano, ed alla fine riescono meta-teatralmente a riconquistarlo: fanno la loro messa in scena e recitano di nuovo. Ed il segreto di questo spettacolo sta proprio qui: nel permettere a questi personaggi - ai quali pian piano ci abituiamo a voler bene - di recitare, di riprendersi il loro ruolo; un ruolo che né il passare del tempo, né l’età, potranno mai rubare.
Note di regia