Archivio / Incontri e Libri

Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città

Presentazione del libro di Khaled Khalifa

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Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città

Presentazione del libro di Khaled Khalifa

Una delle stelle nascenti della narrativa in lingua araba, una voce unica.

New York Times

È uno sconosciuto che ci parla: è nato ad Aleppo nel 1963, il giorno stesso del colpo di Stato militare che porta al potere il partito Baath, da cui emergerà nel 1970 il regime di Hafez al-Asad. La coincidenza storica diventa presagio di un destino che il narratore considera ipotecato dal parallelismo tra la sua vita, personale e familiare, e quella del partito Baath. Il narratore, suo fratello Rashid e le sue sorelle Sawsan e Su‘ad sono figli di un’epoca in cui «se dici che il basilico è caro questo significa per gli informatori che ti lamenti della politica del partito e se dici che pensi alla morte, significa che non ti piace vivere sotto la pressione dell’autorità del partito». La vita è possibile solo per chi viene a patti con il partito, cedendo qualcosa di sé.
Una saga familiare che scorre dagli anni sessanta fino al duemila e strappa il velo sui sistemi di paura e controllo di Assad.
Con maestria e feroce onestà Khaled Khalifa parla della persecuzione che da decenni ormai si consuma contro un’intera società.

Una scrittura superba in cui un realismo denso e lussureggiante si anima di metafore sorprendenti.

The Guardian

Khaled Khalifa è nato in un paesino in provincia di Aleppo (Siria) nel 1964. Ad Aleppo si è trasferito per frequentare l’università, laureandosi in giurisprudenza nel 1988. Ha lavorato come sceneggiatore cinematografico e televisivo, per poi fondare la rivista culturale Aleph, presto censurata dal regime siriano. È autore di raccolte poetiche e di romanzi, tra cui Elogio dell’odio (Bompiani, 2011). Impegnato fin dal marzo 2011 nel movimento pacifico di opposizione al regime del clan al-Asad, si è servito del suo ruolo di intellettuale e dell’attenzione suscitata da Elogio dell’odio per sensibilizzare il pubblico internazionale alla protesta del popolo siriano e alla repressione che ha subito e subisce.