di e con Maurizio Micheli
al pianoforte Gianluca Sambataro
regia di Luca Sandri
scene Fabio Cherstich
produzione Teatro Franco Parenti
Dopo l’inesauribile successo di Mi Voleva Strehler, con la sua ineguagliabile e sofisticata ironia, Maurizio Micheli porta in scena un nuovo personaggio, vittima consapevole del senso e non-senso della vita. Un uomo solo è in coda in un anonimo ufficio di Equitalia a fianco di altri esseri umani che come lui aspettano di conoscere il loro destino. Protagonista è l’attesa, quella dell’assurdo quotidiano in cui trovano spazio pensieri, speranze, inquietudine, pazzie, canzoni e… illusioni.
Pasquale pensa il molto del niente, all’assurdità dell’esistenziale il pensiero corre, con la lievità di un sospiro, dall’Infinito di Leopardi recitato con accento barese, alla sceneggiata napoletana, alla riflessione pungente su povertà e ricchezza, al gioco di parole. Micheli, bravissimo, porge un cabaret di disparate leccornie che vanno a creare un insieme servito con brillante maestria e vivace ironia.
– Magda Poli, Corriere della Sera
Maurizio Micheli, Pasquale, per ingannare la lunga attesa, si abbandona a considerazioni in chiave umoristica e leggera sulla vita da povero cristo e sulla società contemporanea priva di valori. Lo fa con la sua ironia sempre composta, con buongusto, attraversando l’Italia dei dialetti, a metà strada tra confessione e cabaret, disquisizione e conversazione, velata denuncia e resilienza, indossando parrucche e copricapi fantasiosi e muovendo perfino qualche passo di danza. Il tono della voce non è mai urlato, tutto è misurato e gradevole. Anche la gestualità, che pure muove al riso, è calibrata per un vero e proprio teatro da camera.
– Raffaella Roversi, Duerighe
Maurizio Micheli non delude mai. Il suo nuovo spettacolo, Uomo solo in fila, è una garanzia di risate, di quelle belle e spontanee, che riescono a soddisfare. Lo spettacolo ha tutte le carte in regola per diventare un classico della comicità, da riproporre anche in futuro, come il suo precedente Mi voleva Strehler, che non ci si stanca mai di rivedere.
Valeria Prina – Spettacolinews
Micheli con un piroetta ilare e tragica testimonia il piccolo orrore del quotidiano che ci sovrasta. Pilotando da maestro i suoi ricordi come fossero continui leit motives di quella giostra che è la vita.
– Enrico Groppali, Il Giornale
Parla, Pasquale, rivolto alla platea e a qualche altro invisibile compagno di coda, condividendone la sorte da ultimi della fila, umanità s-centrata e fuori posto. Lo fa con la delicatezza composta e ammiccante che è chiave primaria d’un artista completo e in bella forma: dialoga col sopraggiunto pianista, slittando fluido dalla recitazione al canto, non senza cenni di danza che fanno tanto varietà.
– Igor Vazzaz, lo sguardo di Arlecchino
… delizia da cabaret com’era una volta, ironico, coinvolgente, intelligente. Da non perdere ovunque vada in tournée.
– Rita Cirio, L’Espresso