Archivio / Ai Bagni MisteriosiMusicaAssociazione Pier Lombardo

Concerto ai Bagni Misteriosi

Ravid Kahalani e Shanir Ezra Blumenkranz (Yemen Blues)

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Concerto ai Bagni Misteriosi

Ravid Kahalani e Shanir Ezra Blumenkranz (Yemen Blues)

Sul palcoscenico galleggiante della piscina, tutta l’energia della musica mediorientale, per una performance travolgente.

Ravid Kahalani è il carismatico cantante e leader di Yemen Blues, formazione vasta e attiva sulla scena internazionale. Di origini yemenite, star in Israele, Ravid vive tra Tel Aviv e New York. Canta accompagnandosi con il gimbri (strumento della tradizione gnawa).

Shanir Ezra Blumenkranz, bassista, contrabbassista e ouddista, neyworkese, suona spesso a fianco di John Zorn. È il leader di Abraxas, che ha inciso musiche di Zorn per Tzadik, oltre a suonare con grandi formazioni tra cui i Banquet of Spirits (con il brasiliano Cyro Baptista), Zion 80, Secret Chiefs 3. E naturalmente Yemen Blues.

 

 

 

La star israeliana in concerto a Milano nella sua unica data italiana
per una serata open-air che promette di essere un vero viaggio
nel mondo che non conosce frontiere: quello della musica

“Insaniya”. Umanità. È il titolo dell’ultimo disco di Yemen Blues, il gruppo guidato dall’ebreo yemenita Ravid Kahalani. Ed è anche un po’ la keyword della sua musica. Anche perché la parola – come del resto quelle di quasi tutti i testi delle canzoni di Yemen Blues – non è in ebraico, come ci si potrebbe aspettare, ma in arabo.

È infatti un vero umanesimo musicale quello che porta avanti la band quale militano musicisti israeliani e statunitensi e che si presenta il 30 luglio prossimo a Milano, ai Bagni Misteriosi, la spazio con piscina adiacente al teatro Franco Parenti, per un concerto che si preannuncia unico: un vero evento dell’estate milanese, l’occasione per celebrare un rito estivo di pace prima delle vacanze d’agosto.

La formazione con cui Yemen Blues si presenterà a Milano è minimal rispetto a quella con cui nel 2015 inaugurò al Teatro Manzoni la stagione di Aperitivo in concerto, con una performance a dir poco travolgente che animò la matinée del Manzoni scaricando sul pubblico la sua elettrizzante miscela. Insieme al front-man Ravid Kahalani ci sarà infatti solo un musicista, ma è uno che fa per molti: si tratta infatti di Shanir Ezra Blumenkranz, il bassista e ouddista newyorkese leader di Abraxas, formazione ispirata dalle musiche di John Zorn e che proprio al fianco di John Zorn è tra i nomi più in vista della scena dell’avant-jazz più contemporaneo e aperto a ogni tipo di stimolo.

Imbracciando il suo gimbri, strumento a tre corde della tradizione gnawa (la musica rituale degli schiavi mauritani in Marocco), e sostenuto dal basso e dall’oud di Blumenkranz, Ravid Kahalani sarà così più libero di mostrare tutto il suo repertorio vocale, che origina da una tradizione millenaria. Quella appunto degli ebrei yemeniti, comunità antichissima e ormai costretta a una seconda diaspora (dallo Yemen gli ultimi sono scappati qualche anno fa), di cui appunto Kahalani fa parte. È stato proprio cantando i versi della liturgia nella semplice e povera sinagoga yemenita che frequentava da bambino che Kahalani ha iniziato a esplorare la sua voce e le sue potenzialità. Ed è stato allora che si è legato alla lingua araba yemenita, nella quale sono scritte le sue canzoni: testi che parlano di pace, di condivisione, di “umanità”. Non a caso, quando si esibisce in Israele, ai suoi concerti partecipano con grande entusiasmo anche i tanti cittadini arabi di Israele, che ben comprendono il significato di quei messaggi.

La musica però è il più trasversale dei linguaggi e la musica di Yemen Blues lo è a maggior ragione. In essa risuonano molte diverse sonorità: il blues del deserto, i suoni del Mali e della Mauritania, con venature jazz e afro-funk, melodie sefardite. Onde sulle quali la voce magica di Ravid Kahalani tesse i propri intrecci, antichi e modernissimi, solari e lunari, misteriosi e al tempo stesso pienamente comprensibili e godibili da tutti.