Teatro Kyogen
NEONGYOKU (Horizontal Singing)
Taro Kaja Norishige Yamamoto
Master Norihide Yamamoto
Teatro Noh
HAGOROMO
Shite (Dea) Kazufusa Hosho
Waki (PescatoreHakuryo) Kenkichi Tonoda
Jiutai (coro) Takashi Takeda, Yoshio Sano, Yusuke Kanai, Koki Sano, Takashi Kawase, TestuyaKidani
musicisti:
Nokan (Flauto) Ryuichi Onodera
Kotsuzumi (Piccolo tamburo a clessidra) Mitsuhiko Sumikoma
Otsuzumi (Grande tamburo a clessidra) Rokunosuke Iijima
Taiko (Tamburo) Akio Mugiya
direttore di scena Kenichi Noumura
direttori di produzione Akiko Sugiyama, Mihoko Akutagawa
presentato dalla Città di Kanazawa con il supporto di Japan Foundation
La versione più antica della leggenda Hagoromo risale all’VIII secolo. Il dramma Noh, tuttavia, mette assieme due diverse leggende: la prima riguarda le origini della danza Suruga, mentre la seconda racconta la discesa di un angelo sulla spiaggia di Udo. Una storia simile si ritrova anche nella raccolta Sou-schen chi pubblicata nel 1400, in cui è citato un poema di Nôin risalente all’XI secolo.
L’autore del dramma Noh Hagoromo è comunque sconosciuto e viene nominato per la prima volta nel 1524, il che fa ritenere che sia stato scritto in un periodo largamente successivo a quella di Zeami (1363 ca – 1443 ca), ritenuto il codificatore del teatro Noh.
La trama racconta di un pescatore che, una notte, ritrova appeso ad un ramo il magico mantello di piume di una tennin (dea), uno spirito danzante. La tennin lo vede e rivuole il suo mantello, senza il quale non può risalire in cielo. Il pescatore, dopo una discussione, accetta di restituirglielo, a patto che lei danzi per lui. Lei accetta, mentre il coro spiega che la danza simboleggia il quotidiano mutare della luna. Alla fine della sua danza, la tennin scompare, come una montagna lentamente nascosta dalla nebbia.
Kazufusa Hosho è il 20° Gran Maestro di Teatro Noh della Famiglia Hosho, una delle cinque scuole fondate a Nara nel XIV secolo e si è già esibito in Italia in altre occasioni eccezionali, in Vaticano ed al Teatro Olimpico di Vicenza. Per la prima volta presenta in Italia – in esclusiva per il Festival di Spoleto e per il magico palcoscenico dei Bagni Misteriosi al Teatro Franco Parenti – il suo spettacolo nella forma del Tagiki Noh: come accade in particolare a Kyoto, con il sopraggiungere del buio nelle sere d’estate è diffusa l’abitudine di rappresentare gli antichi testi all’aperto, spesso alla luce di bracieri alimentati con legno di pino.