In Italia quarant’anni fa è accaduto qualcosa di straordinario che ha cambiato la vita a milioni di persone in ogni angolo del mondo. Una storia iniziata una mattina di novembre del 1961 quando un medico di 38 anni entra nel manicomio di Gorizia, ai confini tra Italia e Jugoslavia, tra mondo comunista e Occidente.
Il medico viene dalla Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Padova e si chiama Franco Basaglia. È la prima volta che vede un manicomio e, ancora prima di vedere, sente. Sente un odore di morte, di sala settoria. Un odore che ha già sentito a vent’anni, in carcere. Odore di merda.
Basaglia, neo direttore del manicomio, vede corpi legati e svuotati, rituali di potere, miseria di relazioni, insensatezza. È tentato di andar via. Non ci sono più uomini e donne, solo internati, senza più volto senza più storia. Decide, dopo giorni difficili e incerti, di restare. Non sa da dove cominciare ma sa che bisogna andare alle radici di quell’orrore. Così quella mattina del 16 novembre 1961, comincia una storia che non è ancora finita.