uno spettacolo di about:blank
prodotto da Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
con il sostegno di Fondazione Friuli
drammaturgia e regia Lisa Moras
scenografia e costumi Stefano Zullo
musiche e disegno luci Alberto Biasutti
con Marco S. Bellocchio e Caterina Bernardi
un progetto avviato dal Centro Benedetta D’Intino Onlus e Fondazione Paola Frassi
distribuzione Associazione Culturale Speakeasy
Per la prima volta a Milano Senza parlare, una serata per riflettere sulla disabilità comunicativa, sulla condizione di chi non può parlare ma ha un mondo interiore di pensieri, stati d’animo, desideri da condividere.
Un’iniziativa per sensibilizzare sul diritto alla comunicazione per tutti, il cui ricavato andrà a sostegno del progetto Care for Children del Centro Benedetta D’Intino, che offre percorsi clinici di Comunicazione Aumentativa e Alternativa a bambini con grave disabilità comunicativa, con l’obiettivo di garantire a tutti quei bambini che non possono parlare la possibilità di esprimersi ed essere ascoltati.
Sara compie 18 anni, oggi è il suo compleanno. Marco, suo fratello maggiore, diventa suo tutore e decide di organizzarle una festa. Sara però non ha nessuna intenzione di festeggiare, o per lo meno non vorrebbe la festa come suo fratello la sta organizzando, come sta organizzando tante cose per la sua vita. Vorrebbe poter dire qualcosa ma non riesce perché è disabile, non può parlare, non può usare i gesti e dipende completamente dagli altri. Le vengono in aiuto una serie di supporti che le permettono di comunicare. Ma cosa succede quando l’attenzione del fratello diminuisce, quando la voce di Sara non viene ascoltata? La parabola di un giorno per raccontare una vita di difficoltà e il percorso di un’intera esistenza in salita in cui i piccoli desideri, i bisogni, le incomprensioni tipiche di tutti noi devono essere affrontati in un contesto di condizione estrema, in cui ogni piccola vittoria è gigantesca e ogni conquista è reale, sudata, voluta. Lo spettacolo parla di comunicazione e relazione e lo fa raccontando una vicenda nel più classico dei contesti, quello familiare, ed espone il più classico dei conflitti, quello adolescenziale, ma lo fa scalando una montagna, quella della disabilità, una montagna che dovrà essere scalata ogni giorno e ogni giorno ancora e ogni giorno ancora a venire.